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Si è parlato di federalismo e autonomia finanziaria dei porti, ma anche di liberalizzazione dei servizi portuali nel convegno svoltosi oggi a Genova
Dopo l'assemblea in programma il prossimo autunno l'associazione dei porti europei presenterà alla Commissione UE le proprie valutazioni sulla proposta di direttiva sul libero accesso al mercato dei servizi portuali
23 febbraio 2001
Nei prossimi mesi i porti europei discuteranno del pacchetto di misure per la liberalizzazione dei servizi portuali contenuto nella proposta di direttiva elaborata dalla Commissione Europea (inforMARE del 21 febbraio). Poi sottoporranno le proprie argomentazioni a Bruxelles. Lo ha detto oggi David Whitehead, presidente dell'European Sea Ports Organisation (Espo), partecipando a Genova al convegno "Federalismo e autonomia finanziaria nei porti italiani" organizzato dal gruppo parlamentare dei DS.
Nel prossimo autunno ci sarà l'assemblea dell'associazione dei porti europei, ha ricordato il presidente dell'authority portuale genovese, Giuliano Gallanti, che recentemente è stato eletto vicepresidente dell'Espo. In quell'occasione verranno tirate le somme e confrontate le posizioni dei diversi scali in merito alla proposta normativa sul libero accesso al mercato comunitario dei servizi portuali.
L'attenzione di Espo - ha detto Whitehead - è attualmente incentrata sulla concorrenza tra i porti, tema che coinvolge anche i rapporti tra le autorità portuali e i fornitori di servizi. «La situazione è molto complessa» ha tagliato corto il presidente dei porti europei, che ha preferito non affrontare la questione nel dettaglio.
Il convegno si è svolto in coincidenza con l'avvio alla Camera in seconda lettura della discussione del disegno di legge costituzionale che prevede un riordinamento dello Stato in senso federale, la cui votazione è prevista per mercoledì prossimo. L'incontro di Genova - ha detto Gallanti - ha consentito «una riflessione sull'autonomia finanziaria dei porti, come tema più specifico, e più in generale sul destino delle autorità portuali». Una riflessione a cui hanno partecipato politici e rappresentanti dei porti italiani ed europei.
«La Camera - ha affermato il parlamentare diessino Roberto Di Rosa - sta per approvare la riforma federalista dello Stato, che riguarderà anche i porti», ed è ora necessario discutere «quale modello adottare per i porti italiani». «Per quanto riguarda l'autonomia finanziaria - ha spiegato - si dovrà procedere nei prossimi mesi ad un riordino del sistema delle tasse marittimo-portuali, assicurando al contempo maggiori risorse finanziarie per la realizzazione delle opere previste dai piani regolatori portuali».
Il capogruppo dei DS alla Camera, Claudio Burlando, ha ricordato i passi avanti compiuti dopo la legge di riforma portuale n. 84 del 1994 e i successivi notevoli mutamenti di scenario, forse neppure prevedibili da chi allora lavorò per il varo di quella normativa. «I risultati ottenuti sono così rilevanti - ha detto Burlando - che la legislazione va cambiata di nuovo». Secondo il parlamentare le autorità portuali devono poter investire direttamente: «negli ultimi anni abbiamo ridistribuito ai porti 4.000 miliardi di lire, ma si è trattato di un giro vizioso». Per Burlando «i risultati ottenuti consigliano di fare passi avanti nella direzione dell'autonomia finanziaria», mentre adesso il rapporto che lega Stato, amministrazioni periferiche e autorità portuali è sbilanciato. Un triangolo attualmente dominato dallo Stato e che invece dovrebbe essere equilatero.
I porti chiedono autonomia, ma lo Stato - secondo l'assessore del porto di Rotterdam, Hans Simons - deve fare la sua parte. «Ultimamente sembra che gli Stati vogliano investire solo nella new economy - ha detto il rappresentante olandese - ma è necessario investire nella old economy, cioè nelle infrastrutture, per permettere lo sviluppo della new economy. In Europa il miglior modo per governare i porti è quello di affidarli a città e regioni per la parte pubblica. Ma lo Stato deve assumersi la responsabilità delle infrastrutture».
Il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, ha auspicato la definizione di un modello di organizzazione differente da quello attuale, con una maggiore integrazione tra porto e città, in grado di procurare benefici e ricchezza al capoluogo ligure attraverso la previsione di un dividendo per la città.
Anche secondo il presidente del porto di Anversa, Eddy Bruyninckx, è necessario rinsaldare i legami tra porto e città, ma anche creare una holding in grado di partecipare direttamente alle attività portuali e stringere joint venture con aziende pubbliche e private.
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