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I marittimi imbarcati sul 10-15% delle navi della flotta mondiale lavorano in condizioni di schiavitù
Presentato oggi a Sydney il rapporto "Ships, Slaves and Competition" dell'International Commission on Shipping (ICONS)
6 marzo 2001
Peter Morris, il commissario dell'International Commission on Shipping (ICONS), ha presentato oggi all'APEC International Symposium on Ship Safety, che si svolge a Sydney, il rapporto "Ships, Slaves and Competition" che raccoglie i risultati delle indagini svolte in tutto il mondo dai commissari dell'organizzazione.
«"Ships" - ha spiegato Morris - si riferisce alle attività marittime internazionali, che per l'85-90% avvengono in conformità alle normative internazionali sulla sicurezza. "Slaves" si riferisce alle decine di migliaia di marittimi provenienti da nazioni in via di sviluppo che sono sfruttati, sottoposti ad abusi e maltrattati alla ricerca di bassi tassi di nolo. "Competition" si riferisce all'impari lotta tra le navi che sono conformi alle normative internazionali sulla sicurezza e quelle substandard, che non le rispettano».
Il commissario dell'ICONS ha detto che i marittimi imbarcati sul 10-15% delle navi della flotta mondiale, sulle quali non vengono rispettate le normative internazionali, lavorano in condizioni di schiavitù, in assenza di misure di sicurezza, con orari di lavoro lunghissimi e per una paga minima o addirittura senza alcun compenso. ICONS ha avuto notizia di membri dell'equipaggio scomparsi dopo contrasti con gli ufficiali e della predisposizione di liste nere per i marittimi che aderiscono ai sindacati.
Il rapporto denuncia che una parte del mondo armatoriale tollera ed anzi si avvale delle navi substandard, a danno della gran parte di armatori che operano lecitamente.
L'ICONS ha perciò proposto una serie di misure per frenare l'utilizzo delle unità substandard, tra cui il rafforzamento dei controlli ispettivi dei port state control, l'introduzione di multe salate per gli armatori e i noleggiatori che impiegano navi di questo tipo, la stretta sorveglianza dell'attività delle società di classificazione da parte della Commissione Europea e l'individuazione di "porti rifugio" che possano accogliere le navi in difficoltà.
Secondo l'organizzazione tali misure potrebbero in gran parte essere applicate in 18 mesi e totalmente entro cinque anni, senza comportare un aggravio dei costi di trasporto.
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