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Positivi gli effetti delle fusioni nell'industria marittima, ma solo se verranno riformate le normative sulla concorrenza
Lo ha detto il segretario generale dell'European Shippers' Council, precisando che non deve essere permessa la costituzione di monopoli od oligopoli
10 aprile 2001
«La fusione di società nell'ambito dell'industria marittima è, generalmente parlando, una buona cosa. Si tratta della principale risposta alla questione della remuneratività dei vettori marittimi e, con la crescente globalizzazione dell'industria, le compagnie di navigazione stanno giustamente seguendo i positivi trend del commercio globale». Lo ha detto recentemente il segretario generale dell'European Shippers' Council (ESC), Chris Welsh, partecipando recentemente alla Containerisation International Conference. Welsh ha però precisato che, oltre a trattarsi di un processo inevitabile, le compagnie marittime e i caricatori beneficeranno degli effetti di queste concentrazioni se contemporaneamente verrà realizzata una riforma delle normative sulla concorrenza e una riorganizzazione del settore, come è avvenuto in altri comparti industriali. «Non ci deve essere una situazione - ha spiegato - in cui una società agisce come monopolista, o poche società che formano un oligopolio, controllando il mercato».
Welsh ha ricordato che attualmente, nel settore del trasporto marittimo containerizzato, i primi venti vettori mondiali dispongono del 75% degli slot totali, e che le prime cinque compagnie controllano ben il 40% degli slot totali. La Maersk Sealand, il primo gruppo armatoriale del settore, detiene circa il 14% degli slot della flotta container mondiale e la quota del 17-23% del mercato transatlantico.
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