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Nel 2001 la flessione delle economie asiatiche sarà lieve e di breve durata, ma permangono fattori di incertezza legati all'andamento dell'economia USA e di quella giapponese
Secondo l'Asian Development Bank la crescita dell'economia asiatica rallenterà, passando dal 7,1% nel 2000 al 5,3% nel 2001
20 aprile 2001
Nel 2001, pur rimanendo una delle più vigorose, la crescita dell'economia asiatica subirà un rallentamento, passando dal 7,1% del 2000 al 5,3%. La stima è dell'Asian Development Bank (ADB), che ha riassunto l'andamento economico dell'anno nel suo rapporto Asian Development Outlook 2001. La flessione sarà determinata dalla minore domanda di prodotti asiatici, particolarmente negli Stati Uniti, con una diminuzione nel settore dei prodotti tecnologici. «Le performance dello scorso anno delle nazioni in via di sviluppo dell'Asia - ha commentato il direttore del settore economico dell'ADB, Arvind Panagariya - sono state eccezionali, con buoni risultati in tutte le regioni».
La Repubblica Popolare della Cina e dell'India, che insieme costituiscono la metà dell'economia asiatica, continueranno a mostrare tassi di crescita elevati, supportati dalla maggiore domanda interna.
L'Asian Development Bank prevede che il livello della crescita nei prossimi due anni dipenderà notevolmente dall'andamento dell'economia mondiale, in particolare di quella statunitense. Comunque l'ADB si dichiara «cautamente ottimista», specificando che l'economia mondiale vivrà una fase di rallentamento lieve e di breve durata, passando dal 4,8% dello scorso anno al 3,5% nel 2001, ma tornando ad almeno il 4% nel prossimo anno. «Gli effetti della flessione negli USA sulle nazioni asiatiche in via di sviluppo - ritiene l'ADB - dipenderà sostanzialmente dai traffici interregionali. Questi sono cresciuti notevolmente nell'ultima decade e possono limitare la vulnerabilità delle varie regioni rispetto a fattori esterni». Il rapporto indica che il prodotto interno lordo aggregato delle navioni asiatiche in via di sviluppo salirà nel 2002 al 6,1%.
Nel 2001 soffriranno in particolare le economie di nuova industrializzazione, in particolare quelle di Hong Kong, Singapore e Taipei, penalizzate dalle minori esportazioni di prodotti tecnologici verso il mercato statunitense. Il loro prodotto interno lordo, cresciuto del 7,9% nel 2000, calerà al 4,3%, prima di risalire al 5,6% nel 2002.
Per ciò che riguarda le nazioni che hanno sofferto maggiormente la crisi del 1997 - Indonesia, Corea, Malaysia, Filippine e Tailandia - la ripresa è stata sensibile nel 2000, ma quest'anno le loro economie subiranno gli effetti della situazione generale meno favorevole: il loro prodotto interno lordo scenderà dal 6,8% nel 2000 a meno del 4% nel 2001. Nel 2002 è prevista però una crescita del 5,1%.
In Cina l'economia, che aveva mostrato lo scorso anno un incremento dell'8%, si manterrà su buoni livelli, superiori al 7% sia nel 2001 che nel 2002. Anche l'India rimarrà competitiva: il suo pil, che nel 2000 è cresciuto del 6%, sarà influenzato soprattutto dall'andamento dei settori agricolo e industriale, ma rimarrà comunque tra il 6% e il 7% sia nel 2001 che nel 2002.
Globalmente il sud-est asiatico manterrà anche nel 2001 una crescita del 5,8%, che diventerà del 6,5% nel 2002.
Panagariya ha comunque sottolineato che, rispetto alla crisi del 1997, le economie asiatiche mostrano oggi una maggiore solidità interna, che permette loro di affrontare con più decisione eventuali influenze negative esterne, rappresentate dalla crescita del prezzo dei prodotti petroliferi, ma soprattutto dalla debolezza dell'economia USA e dall'incertezza legata all'andamento di quella giapponese. Panagariya non ha comunque taciuto le difficoltà in cui versano ancora le economie dell'Asia, alle prese tra l'altro con una ristrutturazione del settore finanziario tutt'altro che conclusa e con una scarsa remuneratività delle attività.
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