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L'industria marittima internazionale critica le misure di sicurezza poste in atto nei porti americani
«Gli equipaggi delle navi - accusano BIMCO, ICS, Intertanko, Intercargo e ISF - stanno diventando il capro espiatorio indiscriminato nella lotta contro il terrorismo»
29 agosto 2002
L'industria marittima sollecita il servizio di immigrazione e naturalizzazione del dipartimento di Giustizia statunitense a modificare il trattamento riservato ai marittimi e alle navi che giungono nei porti americani. La richiesta è stata formalizzata in una lettera inviata oggi dal segretario generale del Baltic and International Maritime Council (BIMCO), Truls W. L'orange, a nome della sua associazione e dell'International Chamber of Shipping (ICS), dell'International Association of Independent Tanker Owners (Intertanko), dell'International Association of Dry Cargo Shipowners (Intercargo) e dell'International Shipping Federation (ISF).
«Non c'è dubbio - si legge nella missiva - che i tragici eventi dell'11 settembre 2001 abbiamo cambiato il modo con il quale si svolgerà il commercio internazionale. Le vulnerabilità degli aeroporti sono state clamorosamente messe in evidenza e successivamente sono state identificate alcune vulnerabilità nei porti. Tuttavia, nel frattempo, sono stati compiuti notevoli progressi per ridurre tali vulnerabilità. Presso l'International Maritime Organization, le organizzazioni dell'industria hanno lavorato insieme con i rappresentanti nazionali per creare sistemi avanzati di sicurezza marittima, in particolare attraverso gli emendamenti da apportare alla convenzione Safety of Life at Sea (SOLAS). Molti di questi emendamenti sono fondati su proposte avanzate dagli Stati Uniti. In gran parte questi emendamenti costituiscono proposte equilibrate, che suddividono la responsabilità di incrementare la sicurezza tra le navi e i porti. Più in particolare, in parallelo si sono svolti incontri presso l'International Labour Organization per modificare il regime internazionale di identificazione degli equipaggi, in vista della revisione della convenzione 108 dell'ILO. Gli Stati Uniti hanno nuovamente avuto una parte preminente nella serie di discussioni». «Rispetto alle misure contenute nei progetti di emendamento alla convenzione SOLAS e alla convenzione ILO - ha però precisato Truls W. L'orange - le azioni assunte in molti porti americani stanno creando reali difficoltà agli equipaggi delle navi e gravi problemi agli operatori marittimi». Le difficoltà sono create ad esempio dal divieto di scendere a terra per i marittimi «che - ha sottolineato il segretario generale del BIMCO - dovrebbe essere posto in atto solo quando vi è un rischio reale». «Invece - ha aggiunto - i rapporti indicano che gli equipaggi sono obbligati a restare a bordo delle loro navi nei porti statunitensi con crescente frequenza, spesso sulla sola base della loro nazionalità e in assenza di informazioni che rilevino un reale o imminente pericolo per il porto e i dintorni. Ciò non solo è ingiusto e discriminatorio per coloro che sono oggetto di tali misure, ma sembra anche essere casuale e incoerente nella sua applicazione e rende impossibile alle compagnie di navigazione minimizzare in maniera programmata i disagi per esse stesse e per i loro equipaggi».
Nella lettera viene inoltre ricordato che, «in alcuni casi in cui all'equipaggio è stato negato il permesso di uscita dal porto, gli ufficiali dell'Immigration and Naturalization Service e della Coast Guard hanno assegnato agenti di sicurezza privati per prevenire spostamenti non autorizzati». «Ancora una volta - ha puntualizzato L'orange - gli elementi per rendere obbligatoria la presenza delle guardie di sorveglianza non sembrano chiari». Tutto ciò «accentua le incertezze che devono essere affrontate dal comandante della nave e dalla sua compagnia di navigazione. Inoltre il costo degli agenti di sicurezza viene caricato sugli armatori, non sui supposti beneficiari dell'aumento della sicurezza nel porto, cioè il porto e i suoi dipendenti, i terminalisti, i lavoratori portuali, i caricatori e le altre persone. Gli importi in questione sono lungi dall'essere insignificanti e sono serviti per mettere in luce la crescente preoccupazione dell'industria marittima internazionale sul fatto che gli equipaggi delle navi stanno diventando il capro espiatorio indiscriminato nella lotta contro il terrorismo».
Le associazioni internazionali dell'industria marittima hanno chiesto un incontro con le organizzazioni americane competenti per risolvere la questione.
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