Chiunque abbia un'opinione su quale sarà l'impatto sui porti determinato dalle riforme istituzionali italiane in senso federalista avrebbe potuto trovare elementi per suffragare e consolidare la propria tesi ed altri per rivederla e correggerla in ognuno degli interessanti interventi susseguitisi nel corso del workshop "Sfide e opportunità del federalismo portuale", che si è svolto oggi pomeriggio a Palazzo San Giorgio a Genova.
Che una maggiore o minore spinta in senso federalista dell'amministrazione pubblica abbia ripercussioni dirette sull'attività dei porti è l'unico elemento che ha trovato concordi i nove esponenti di primo piano dell'industria marittimo-portuale italiana che hanno partecipato all'incontro organizzato dal Gruppo Giovani di Assindustria Genova e che è stato presentato dal presidente dei giovani industriali genovesi, Laura Ferrando.
L'introduzione tecnica sulla trasformazione delle normative italiane in direzione federalista è stata affidata all'avvocato Giuseppe Inglese, dello Studio Legale Alberti, che ha parlato della modifica del Titolo V della Costituzione attuata con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001.
Quando la parola è passata ai rappresentanti delle istituzioni e degli operatori è risultato subito evidente quale sia la portata del tema, che suscita preoccupazioni, speranze e perplessità. Perplesso si è dichiarato il vicepresidente della Regione Liguria, Gianni Plinio, che ritiene «la riforma interessante ma incompleta, perché non ha chiarito il ruolo delle Regioni». Plinio - premettendo la necessità che sia fatta chiarezza sia sugli aspetti delle competenze che su quelli delle risorse introdotti dalla riforma - ha però subito sottolineato che la Regione Liguria intende avvalersi delle prerogative che potrà ottenere dalla svolta federalista. Questo avverrà anche per i porti: «è volontà della Regione Liguria - ha detto Plinio - legiferare in materia portuale».
Il sasso nello stagno è stato raccolto da Tommaso Affinita, presidente di Assoporti, che ha manifestato il timore che, con la gestione regionale, ci possa essere il rischio di «retrocedere le Autorità Portuali ad una dimensione localistica».
Se in Liguria l'amministrazione regionale vuole avere voce in capitolo in materia portuale, non altrettanto avviene nel Lazio. Nell'ambito delle iniziative per sviluppare un sistema portuale basato sulle sinergie create dai diversi scali della Regione - ha precisato il presidente dell'Autorità Portuale di Civitavecchia, Giovanni Moscherini - «la Regione Lazio si è dichiarata d'accordo che lo sviluppo delle piattaforme logistiche portuali sia affidato alle Autorità Portuali».
Marco Bisagno, presidente della Commissione problemi portuali e della logistica di Assindustria Genova, ha invece messo in evidenza l'attuale stato di incertezza introdotto da una svolta in senso federalista ancora incompiuta. Bisagno ha sottolineato come il settore imprenditoriale chieda certezze e risposte. Se la svolta federalista significa avere un rapporto diretto con le istituzioni e quindi meno lacci burocratici, ben venga il federalismo. Ma questa visione solo positiva dell'evoluzione istituzionale suscita qualche diffidenza anche tra gli imprenditori.
Il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Giuliano Gallanti, ha ricordato che i porti italiani vivono in un contesto internazionale ed anche a livello normativo devono fare i conti con leggi sovranazionali. Ad esempio - ha precisato - la direttiva europea sui servizi portuali, che sarà varata il prossimo anno, dirà chiaramente che «le Autorità Portuali sono entità fondamentali per il governo dei porti in Europa». Gallanti ritiene difficile che «queste competenze vadano quindi ad un altro soggetto». Inoltre, per il presidente dell'authority portuale genovese, «quando si parla di federalismo si tratta di sottrarre competenze dallo Stato ed assegnarle alle Regioni, e non sottrarle alle Autorità Portuali per darle alle Regioni».
Anche Giorgio Bucchioni, presidente dell'Autorità Portuale della Spezia, è ben saldo con i piedi a terra e non si fa soverchie illusioni sul supposto eldorado garantito da una gestione federalista. Ma qualche passo avanti può essere comunque compiuto. Importante - ha affermato - «è piuttosto come vengono condotti i vari tipi di gestione».
Cauto anche il parere di Cristoforo Canavese, segretario generale dell'Autorità Portuale di Savona, che ha sottolineato le capacità gestionali mostrate dagli enti portuali così come configurati dalla legge di riforma portuale dell'84.
Bruno Bellio