L'industria marittima mondiale rappresentata dal BIMCO, dall'International Chamber of Shipping (ICS), dall'Intertanko e dall'Intercargo protesta per le violazioni delle convenzioni internazionali sulla navigazione attuate da alcuni Stati dopo il recente affondamento della petroliera
Prestige di fronte alle coste della Galizia. In un comunicato, le quattro organizzazioni hanno condannato oggi con vigore le misure assunte dalla Spagna e dalla Francia.
«Inevitabilmente - hanno affermato le quattro organizzazioni dello shipping - l'opinione pubblica e politica si mobilita dopo un incidente che ha provocato un significativo inquinamento, e tutti naturalmente e comprensibilmente simpatizzano pienamente con la popolazione della Galizia attualmente in difficoltà. Ma non sono giustificabili le clamorose misure illegali assunte dai governi della Spagna e della Francia, che hanno ordinato ad un certo numero di navi estere di uscire dalla loro Exclusive Economic Zone di 200 miglia. Le navi mercantili hanno la facoltà di navigare liberamente attraverso la Exclusive Economic Zone, e una tale presa in giro degli obblighi internazionali da parte di due importanti nazioni marittime rappresenta un precedente ingiustificabile e pregiudizievole che dovrebbe essere rigettato dalle altre nazioni mondiali».
BIMCO, ICS, Intertanko e Intercargo hanno sollecitato Malta e Bahamas, i due Stati nei quali sono state immatricolate le navi colpite dalle misure assunte da Parigi e Madrid, ha portare con urgenza il caso all'esame del Tribunale Internazionale del Diritto del Mare di Amburgo
«Gli Stati sovrani - hanno sottolineato le quattro organizzazioni - devono essere distolti dal credere di poter mettere impunemente le proprie mani sulle leggi. Dovrebbero ricordarsi che la convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare riguarda questioni molto più ampie della protezione dell'ambiente - difesa, pesca, esplorazione subacquea. Gli Stati costieri metterebbero da parte allo stesso modo i loro obblighi nei confronti delle leggi internazionali se il problema fosse la difesa?»
I rappresentanti dell'industria marittima hanno inoltre sollecitato le nazioni dell'UE a onorare il loro sostegno all'International Maritime Organization (IMO) e ai principi delle normative internazionali e ad «evitare misure regionali come conseguenza dell'affondamento della
Prestige».
Durissime le parole delle quattro organizzazioni contro l'operato della Commissione Europea. «Gli slogan politici provenienti da Bruxelles - hanno affermato - possono dar luogo a bei titoli sui giornali, ma l'industria ha bisogno di norme globali che solo l'IMO può dare. Prima che l'Europa vada verso non giustificate, e soprattutto opportunistiche politicamente, richieste di accelerare il programma di messa al bando delle navi a scafo singolo, guardiamo alle cose che mancano, inclusa l'esigenza critica di stabilire i porti di rifugio e le loro relative condizioni ed un regime di Port State Control al quale ogni membro, e non solo coloro che lo scelgono, rivolgano il loro pieno impegno».
«Da meno di due anni - hanno ricordato le quattro organizzazioni - è stato introdotto un programma di scadenze ben definito per bandire le petroliere a singolo scalo, che tiene in piena considerazione la domanda di petrolio da parte della società, la capacità dei cantieri di costruzione e trasformazione navale e la necessità di evitare una crisi di offerta di tonnellaggio. Prima che i politici tentino di rivedere tale programma, dovrebbero dare un'occhiata ponderata alla situazione di domanda-offerta di petroliere, così come agli eventi accaduti subito dopo l'incidente, e non soggiacere a proposte irrazionali e maldirezionate che non sono sottoposte ad alcuna verifica».