Gli spedizionieri genovesi, dopo aver atteso per molti anni che il treno della modernizzazione del porto transitasse sul Binario Informatico Portuale (così si chiamava uno dei primi progetti di telematizzazione portuale), hanno deciso di scendere dal convoglio e di assumersi l'onere di avviare un nuovo percorso di sviluppo della propria categoria e dell'intera comunità portuale fondato sulle nuove opportunità offerte dai computer agli operatori del trasporto.
Sull'incremento dell'uso dei sistemi telematici è incentrata la relazione del presidente dell'Associazione Spedizionieri Corrieri e Trasportatori di Genova, Enrico Cutillo, all'assemblea generale svoltasi questo pomeriggio nella Sala delle Compere di Palazzo San Giorgio a Genova.
Nel documento - che pubblichiamo nella rubrica "
Forum dello Shipping e della Logistica" - sottolinea come la classe imprenditoriale degli spedizionieri voglia sentirsi «protagonista di un cambiamento epocale che avrà nell'informatica e telematica i suoi insostituibili strumenti di evoluzione» e come sia decisa a «percorrere un autonomo percorso staccandosi dal coro dei rassegnati pessimismi» e capace «di rendersi protagonista di una trasformazione che il tempo, i traffici ed il business hanno reso ormai ineluttabile».
La relazione di Cutillo è improntata all'ottimismo per quanto riguarda l'attività del porto di Genova: «successivamente agli accadimenti dell'11 settembre 2001 - ha rilevato - vi erano oggettivi timori di un vero e proprio tracollo dei traffici. Invece, dopo alcuni mesi di flessione, il lavoro è ripreso e il saldo annuale del porto è stato positivo, sia pure in maniera marginale». Lo scalo deve però confrontarsi con le annosi carenze infrastrutturali che ne limitano lo sviluppo: dal lento aggiornamento delle strutture portuali, ostacolato dai "Comitati del No" che si oppongono ad ogni nuovo intervento di miglioramento, al lentissimo potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e stradale di collegamento con i mercati, indietro ormai di decenni rispetto alla tabella di marcia idonea a mantenere il porto del capoluogo ligure al passo con i concorrenti europei.
Tra le recenti decisioni istituzionali che riguardano il porto, Spediporto ha criticato quella relativa alle aree di Cornigliano: «la recente spartizione, avvallata in sede romana, da Regione, Provincia, Comune ed Associazione industriali - ha sottolineato Cutillo - non può che lasciarci con l'amaro in bocca. Un distripark di soli 255.000 metri quadri, peraltro non collegati direttamente alla banchina in quanto divisi da un corridoio di proprietà del gruppo Riva e quindi senza possibilità di usufruire delle banchine, se non attraverso una ipotetica quanto costosa servitù di passaggio, è troppo poco e del tutto insufficiente rispetto alla legittime attese della comunità portuale e delle imprese dello shipping genovese».
B.B.