I porti sono il motore dell'economia della Liguria. Nel corso dell'assemblea annuale dell'Associazione Ligure Commercio Estero (ALCE), svoltasi oggi nella sede dello Yacht Club Italiano nel porto di Genova, in ogni intervento sono stati sottolineati l'importanza e il ruolo di traino garantito dall'attività marittima e portuale agli altri comparti dell'economia ligure. Un'attività in crescita nonostante la negativa congiuntura economica italiana e mondiale. Domani - ha anticipato il segretario generale dell'Autorità Portuale di Genova, Fabio Capocaccia - il porto di Genova annuncerà tre record storici di traffico registrati nel mese di maggio. «Si è trattato - ha precisato - di un mese sorprendentemente positivo, così come positivo è l'avvio di giugno».
Nella sua relazione all'assemblea - che pubblicheremo domani nella rubrica "
Forum dello Shipping e della Logistica" - il presidente dell'ALCE, Giovanni Ravano, ha evidenziato la decisività del momento per il futuro dei porti liguri. Lo sviluppo dei tre scali di Genova, La Spezia e Savona - ha detto - è ostacolato da «certi atteggiamenti conflittuali esistenti in alcune parti del territorio ligure contro i nostri porti». Nessuno dei tre porti - ha ricordato - «è stato ed è tuttora immune da tali episodi di intolleranza contro la necessaria espansione delle infrastrutture portuali».
Le preoccupazioni espresse da Ravano sono state confermate da Capocaccia. Il segretario generale della port authority genovese ha ricordato le perplessità degli operatori portuali circa il piano regolatore portuale ormai in vigore che - secondo loro - non è sufficientemente ambizioso e non guarda troppo avanti. «Abbiamo serie preoccupazioni - ha avvertito Capocaccia - di non poter attuare neppure il piano regolatore portuale attuale». Gli ostacoli allo sviluppo del porto posti da una parte della comunità cittadina si stanno evidentemente trasformando in barriere invalicabili. «Bisogna - ha detto Capocaccia - far riflettere la città su cosa il porto significa per la città stessa».
Sostenitore di ipotesi più ardite per lo sviluppo del porto del capoluogo ligure, il presidente della Camera di Commercio di Genova, Paolo Odone, si è soffermato su un progetto caro a molti pianificatori del waterfront portuale: lo spostamento dell'aeroporto al di là dell'Appennino, per lasciare al centro del porto un'immensa area a disposizione dei traffici marittimi. Odone ha rilanciato l'ipotesi a mezza voce: «se lo andassimo a dire ai comitati cittadini - ha spiegato - scoppierebbe una guerra».
Sul fatto che i porti liguri abbiano bisogno di svilupparsi e che tale sviluppo debba essere accompagnato dal potenziamento delle infrastrutture di collegamento con i mercati nessuno ha alcun dubbio: «va rammentato - ha precisato Ravano - che la mezza dimensione, per un porto, non ha alcun senso, visto il proliferare di concorrenti sempre più agguerriti in Italia e nei paesi vicini».
Se le vicende portuali suscitano preoccupazioni, l'analisi macroeconomica di Ravano lascia ancor meno spazio all'ottimismo. «L'anno passato - ha spiegato - è stato caratterizzato da estrema incertezza e volatilità, ampiamente riflesse in due parametri sintomatici: una domanda stagnante e prezzi delle commodities estremamente imprevedibili. Le premesse nella prima metà del 2003 lasciano intuire uno scenario probabilmente ancora peggiore».
Alcuni timori suscita anche l'allargamento dell'Unione Europea da 15 a 25 membri, che diventerà effettivo dal luglio 2004. «A margine di questa svolta storica - ha sostenuto Ravano - vi saranno effetti collaterali potenzialmente destabilizzanti, oltre a probabili benefici». Anche Capocaccia ritiene che l'estensione ad est dei confini comunitari possa assumere connotati sfavorevoli per l'economia ligure, in quanto determinerà uno spostamento del baricentro che, per quanto riguarda le attività marittime, «potrebbe favorire altre portualità, specie del Nord Europa».
Bruno Bellio