Gli industriali genovesi del settore delle riparazioni navali sono sconfortati. Hanno concluso una serie di incontri con le istituzioni locali sollecitati da Assindustria Genova. L'ultimo si è svolto oggi pomeriggio. La delusione per l'esito dei colloqui con i rappresentanti delle autorità si leggeva esplicito sul volto di Stefano Zara e Marco Bisagno, presidente e vicepresidente dell'associazione degli industriali di Genova, che hanno espresso le loro preoccupazioni per il futuro del comparto nel corso di una conferenza stampa.
Gli incontri - ha ricordato Zara - si sono svolti in autunno e a fine 2003. Nell'ultimo, avvenuto ad inizio dicembre - ha spiegato - «ci è stato detto che in gran parte di tratta di problemi tecnici». Le aziende delle riparazioni navali hanno bisogno di spazio. Il settore è in piena fase di crescita (fattura circa 1.400 miliardi di vecchie lire all'anno) e l'occupazione di nuovi spazi per consentire lo sviluppo delle attività è prevista dallo stesso piano regolatore portuale approvato nel 2001. Il riassetto dell'area delle riparazioni navali previsto dal PRP è stato oggetto di critiche incardinate sul previsto trasferimento della sede dello Yacht Club Italiano. Nel PRP - ha precisato Zara - «è previsto l'ampliamento delle riparazioni navali con il tombamento e la realizzazione di un sesto bacino».
Il faticoso iter di trasformazione dell'area ha subito un'accelerazione con la decisione di realizzare un tunnel sotto lo specchio acqueo del porto storico per snellire il traffico nel centro cittadino. Secondo i progetti preliminari una delle imboccature del tunnel dovrebbe essere realizzata nell'area delle riparazioni navali.
«Assolutamente. Non siamo mai stati contrari alla soluzione del tunnel o del ponte sul porto - ha sottolineato Zara - abbiamo invece chiesto solo attenzione sul fatto che il progetto non comprometta l'attività delle riparazioni navali».
Gli industriali sono estremamente delusi per l'esito degli incontri, che si sono conclusi con un nulla di fatto. «Ci è sembrato di fare la figura degli stupidi - ha affermato Zara - sollevando problemi che non esistono». «Ci è stato detto che la volontà di tutti è di non creare ostacoli». Le istituzioni - hanno fatto capire Zara e Bisagno - hanno cercato di tranquillizzare gli operatori delle riparazioni navali. Gli industriali hanno però esaminato carte che non garantiscono la promessa crescita delle riparazioni navali: i progetti indicano ad esempio una strada a sei corsie a ridosso dell'edificio dello Yacht Club Italiano laddove oggi si transita a stento su due corsie e con molta fantasia è possibile immaginarne al massimo tre o quattro. Le carte insediano nuovi capannoni privi delle aree circostanti necessarie all'operatività delle aziende del comparto. «Siamo giunti alla conclusione - ha detto Zara - che di tranquillizzante non ci sia niente» e «l'incontro di oggi si è chiuso senza alcuna novità».
In città periodicamente vengono presentati progetti per lo sviluppo del porto che spostano a mare alcune attività. L'ultimo è quello della Regione Liguria, che prevede la realizzazione di un'isola di fronte alla diga foranea dove ospitare il Porto Petroli e l'inceneritore cittadino, lasciando così l'area di Multedo, nel ponente, a disposizione per lo sviluppo delle riparazioni navali. «Qualche tempo fa - ha sottolineato Zara - il progetto di ampliamento oltre la diga sarebbe stato accolto da noi con un applauso fragoroso» (negli anni Novanta - ha ricordato - la stessa Assindustria presentò un progetto analogo). «Ora però lo accogliamo con qualche preoccupazione: potrà essere realizzato in 15-20 anni e non vorremmo che rappresentasse una soluzione per rimandare i problemi delle riparazioni navali e comprometterne il futuro».
Bisagno, che fa parte del consiglio di amministrazione della società per la realizzazione del tunnel, ha espresso preoccupazione anche per l'intervento del ministero dei Beni Culturali, che - secondo quanto prospettato da una lettera giunta nelle scorse ore - si opporrebbe alla sparizione di moli cinquecenteschi e seicenteschi, ma - ha affermato - non alla sparizione di moli del Trecento, quale è quello ad arcate di Calata Gadda, il più vecchio del porto di Genova.
In ballo ci sono anche 100 miliardi di vecchie lire di finanziamenti che sono legati alla presentazione al CIPE del progetto per il tunnel, che dovrà avvenire inderogabilmente entro venti giorni. Il presidente di Assindustria teme che le istituzioni pongano gli industriali di fronte ad una sorta di aut-aut: «se non dite sì all'uscita del tunnel rischiamo di perdere i 100 miliardi». «Il rischio - si è lamentato Zara - è che siano sempre i soliti industriali "sporchi, brutti e cattivi" che fanno perdere i 100 miliardi», mentre «vorremmo solo avere le condizioni per lavorare serenamente».
C'è il pericolo - ha detto Zara - che le riparazioni navali possano trasferirsi in altre sedi. La carenza di spazi costringe le aziende genovesi a non acquisire altro lavoro: nel 2003 - ha confermato Bisagno, che guida la società navalmeccanica T.Mariotti - abbiamo perso 2-3 navi. «Ad esempio - ha precisato - le navi della Costa uscite dallo stabilimento di Genova della Fincantieri sono poi andate a Palermo». In un colloquio avuto con Pier Luigi Foschi - ha reso noto il manager di T.Mariotti - il presidente e amministratore delegato di Costa Crociere ha confermato che le navi della flotta prossimamente sceglieranno il porto di Marsiglia per le riparazioni.
Analoghe preoccupazioni sono state espresse per il futuro del Porto Petroli di Multedo e per gli intralci al traffico delle petroliere che potrebbe essere determinato dalla creazione del porticciolo per natanti progettato nell'area. «Il progetto - ha confermato Zara - ci hanno detto che è molto avanti». «A rischio - ha spiegato - non si sono solo i 2-3 movimenti di navi generati dal cantieri di Fincantieri a Sestri Ponente, ma il traffico di centinaia di petroliere che dovranno fare i conti con l'uscita delle barche». Zara ha sottolineato che il 50% degli introiti dell'Autorità Portuale arrivano dal Porto Petroli, che occupa solo un diciottesimo della superficie del porto. «Il PRP - ha ricordato Bisagno - è passato con la precisa clausola di riduzione del traffico petrolifero». «Adesso - ha aggiunto Zara - abbiamo il petrolio minimo per soddisfare il Nord-Ovest e la Svizzera».
Assindustria è quindi delusa per gli incontri insoddisfacenti avuti con le istituzioni: è cozzata contro un muro fatto di propositi rassicuranti ma di fatti che vanno in un'altra direzione. I rappresentanti dell'associazione degli industriali genovesi hanno espresso gratitudine per la posizione chiara a favore delle riparazioni navali assunta dall'Autorità Portuale di Genova sia nella persona dell'ex presidente Giuliano Gallanti che del nuovo presidente Giovanni Novi. Anche il Comune di Genova - hanno detto - si è espresso a favore, seppure «con una sorta di fastidio», mentre la Regione Liguria «non si è ancora pronunciata». Zara e Bisagno hanno dichiarato che l'iter di consultazioni e di incontri sollecitato da Assindustria è terminato e si è concluso con un messaggio:. «abbiamo detto alle istituzioni: chiamateci».
Bruno Bellio