Le difficoltà in cui versano i cantieri navali privati italiani sono determinate dal «dumping asiatico» e dal «disinteresse delle autorità». Lo ha detto Stefano Silvestroni, presidente dell'Ancanap, l'associazione dei cantieri navali privati italiani aderente a Confindustria, nel corso dell'assemblea annuale che si è svolta a Roma lo scorso 5 novembre.
Gli imprenditori - ha osservato Silvestroni - sono costretti a navigare tra il dumping dei concorrenti dell'Estremo Oriente, dove la sicurezza del lavoro e l'integrità ambientale sono rispettate inadeguatamente ed il costo del lavoro è molto basso, e gli aiuti al settore che più o meno sottobanco gli altri paesi europei accordano alle loro industrie. Il colmo - ha detto - si raggiunge in Italia con la proposta di trasformare i contributi europei a fondo perduto già versati all'estero a tutti i cantieri in prestiti a lungo periodo per i cantieri italiani, con oneri imprecisati a carico del beneficiario.
L'industria cantieristica italiana - ha ricordato Silvestroni - ha già avviato un notevole ammodernamento tecnologico che ha permesso una riduzione dei costi di produzione ed un incremento della produttività, ma senza un serio impegno politico a livello comunitario e nazionale imprenditori e dipendenti rimarranno senza lavoro.
Ancanap ha sottolineato il clima di gravissima preoccupazione per il settore che ha caratterizzato l'assemblea, un settore «destinato a scomparire se non vengono presi adeguati provvedimenti immediati». È necessario - ha precisato Silvestroni - che il parlamento ed il governo italiano mettano a disposizione i mezzi finanziari di copertura delle misure di sostegno già autorizzate dall'Unione Europea e dalle esistenti leggi nazionali. Vanno però individuati - ha aggiunto - anche nuovi strumenti necessari al sostegno del settore nel prossimo futuro, come già attuato dai nostri concorrenti europei. Ormai - ha osservato - gli armatori italiani non ordinano più navi in patria e vanno a gonfiare gli order-book dei cantieri coreani e del Far East. Nel 2004 saranno consegnate solo 4-5 navi, al contrario delle numerosissime che venivano realizzate negli anni precedenti. I cantieri dell'Estremo Oriente - ha evidenziato - godono di costi di manodopera molto più favorevoli dei nostri e, forti di questi punti di forza, i Paesi asiatici e la Corea hanno incrementato notevolmente la loro capacità produttiva ottenendo il 50% delle commesse mondiali. I costruttori italiani non devono solo difendersi dalla concorrenza asiatica, ma anche dai paesi comunitari come la Francia, la Germania e la Spagna, che hanno adottato da tempo misure che nei loro paesi hanno dato risultati nettamente positivi.
Ancanap ha rilevato come la denuncia del proprio presidente sia confermata dalla recente chiusura o riconversione ad altre attività di cantieri navali privati italiani di grande tradizione e prestigio: il cantiere Orlando di Livorno, la Smeb di Messina, l'Inma ed il cantiere Ferrari di La Spezia, i Cantieri SEC e Benetti di Viareggio, solo per citare i più noti.
Attraverso il sostegno all'industria cantieristica, oltre a difendere l'occupazione - ha sottolineato Ancanap - si verrebbero a creare le condizioni per rilanciare le produzioni navali del Made in Italy che per tecnologia, qualità e innovazione di prodotto non sono inferiori a nessun paese.
Silvestroni ha stigmatizzato anche la pesante inefficienza della burocrazia, che non riesce nemmeno a spendere i fondi stanziati e disponibili. La legge n' 522/99 e la legge 88/2001 sono bloccate, pur avendo fondi disponibili. Per assurde decisioni del ministero dell'Economia e delle Finanze - ha concluso - i cantieri e gli armatori non riescono ad incassare i contributi per navi ultimate da tempo.