Con la legge n. 326 del 24 novembre 2003 è stato riconosciuto il diritto alla concessione dei benefici previdenziali anche al personale marittimo esposto a fibre di amianto per un decennio. Solo dal 2003, pertanto, i marittimi hanno acquisito il diritto a presentare la domanda per il riconoscimento dell'esposizione all'amianto. Lo ha sottolineato oggi Giancarlo Fontanelli, presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza di Ipsema (Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo), partecipando al convegno "Marittimi e amianto - Il ruolo dell'Ipsema per la tutela dei lavoratori", organizzato dal CIV di Ipsema e svoltosi presso la Sala Refettorio della Biblioteca San Macuto di Roma.
Sono circa 4.000 le domande di riconoscimento dei benefici previdenziali pervenute negli ultimi cinque anni all'Ipsema e, considerata la legislazione in materia che assegna all'INAIL il potere di certificazione della eventuale esposizione dei lavoratori alle fibre di amianto - ha rilevato l'Ipsema - i potenziali malati di asbestosi potrebbero essere molti di più.
I marittimi hanno aspettato dieci anni più degli altri lavoratori per vedere riconosciuto un diritto. «Questi lavoratori, che hanno già subìto una grave penalizzazione perché si è negato loro un diritto che ad altri lavoratori è stato giustamente riconosciuto - ha osservato Fontanelli - stanno subendo con gravi conseguenze, anche un'altra pesante ingiustizia: tempi strettissimi (180 giorni) per presentare la domanda di riconoscimento all'INAIL, termine che scade il prossimo 15 giugno, non si sa al momento quante domande l'Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni abbia registrato».
Oltre al tempo limitato per la presentazione della domanda, i marittimi rischiano di non riuscire a ricostruire la propria vita lavorativa (il curriculum di cui parla la legge) a causa della difficoltà insita nell'attività di lavoro del marittimo: «i marittimi - ha spiegato Fontanelli - ci hanno più volte rappresentato la difficoltà che incontrano per la ricostruzione della loro carriera lavorativa ed è per questo motivo che l'Ipsema, considerata la conoscenza del mondo marittimo e la specificità in cui si muove, oggi si vuole porre come punto di riferimento per tutta la gente di mare. Un'attività di servizio quindi espletata attraverso una possibile convenzione con l'INAIL che prepari la fase istruttoria nell'ottica di garantire ai lavoratori la massima assistenza nella ricostruzione del curriculum lavorativo e nella presentazione della domanda per i benefici previdenziali a cui hanno diritto».
«L'Istituto - ha detto il presidente dell'Ipsema, Antonio Parlato - intende farsi carico del grave problema dell'esposizione a fibre di amianto che ha riguardato durante gli anni lavorativi il personale marittimo. Per questo ha da tempo offerto la sua disponibilità ad affiancare sia il ministero del Lavoro sia le organizzazioni sindacali interessate per l'affidamento all'Ipsema di una specifica missione di supporto ai lavoratori, assunta dall'Istituto, nella fase di ricostruzione della propria vita lavorativa. Tuttavia l'iter parlamentare, ormai in fase conclusiva, riguardante la certificazione ai fini previdenziali tramite l'estratto matricolare presente presso le Capitanerie di Porto, apre una prospettiva diversa». «Il nodo centrale - ha spiegato - è quello della necessità di un monitoraggio dei lavoratori marittimi ai quali sia stato rilasciato il certificato per l'esposizione all'amianto utilizzabile a fini pensionistici. Perché con il riconoscimento del beneficio si dà per certa l'inalazione di fibre di amianto e essendo l'incubazione della malattia molto lunga, fino a 30 anni, l'insorgenza dell'asbestosi può avvenire anche molto più tardi rispetto al periodo dell'esposizione. Ragione per cui sottolineiamo l'assoluta necessità di un monitoraggio dei lavoratori a rischio e, di conseguenza, una non più rinviabile mirata attività di prevenzione».
«L'Istituto - ha dichiarato il direttore generale dell'Ipsema, Maria Clotilde Calamita - si è già assunto autonomamente l'onere della comunicazione ai marittimi delle nuova disciplina in materia di benefici previdenziali. Attraverso una apposita circolare si è avviato infatti un percorso di informazione ai marittimi per ciò che riguarda le modalità per la presentazione all'INAIL della domanda di ammissione ai benefici stessi con l'indicazione delle condizioni richieste per l'attivazione del procedimento di accertamento dell'esposizione all'amianto. Il problema legato al curriculum lavorativo che dovrebbe rilasciare il datore di lavoro è stato già rappresentato dall'istituto nelle sedi competenti per consentire la possibilità ai lavoratori di documentare l'attività lavorativa svolta con l'estratto matricolare regolarmente rilasciato dalle Capitanerie di Porto, considerata la tipicità e la non stanzialità dell'attività lavorativa svolta dal marittimo. È altresì auspicabile che la valutazione tecnica dell'entità dell'esposizione all'amianto per il singolo richiedente sia fondata su pareri che tengano conto di dati della letteratura scientifica e di ogni altra informazione e conoscenza utile a fornire anche se non certezze assolute, ragionevoli e verosimili criteri di valutazione a tutela dello stesso lavoratore».