Il prossimo 25 novembre, in occasione dello sciopero generale contro la legge finanziaria proclamato dalle principali organizzazioni sindacali, i lavoratori del settore marittimo-portuale si fermeranno per l'intera giornata.
«La protesta dei lavoratori del mare - ha ricordato oggi la Federmar-Cisal - è rivolta, in particolare, contro i tagli previsti per il comparto marittimo dalla Finanziaria in discussione al Parlamento. Inoltre, sempre a tale riguardo, dal mancato accoglimento da parte del governo di emendamenti che invece andrebbero a favore di questo settore, tra questi l'estensione al 2012 della convenzione tra Stato e Gruppo Tirrenia nonché la proroga fino al 2008 degli sgravi contributivi per le navi operanti nel cabotaggio non iscritte nel Registro Internazionale». L'organizzazione sindacale ha fatto presente inoltre che «tale sciopero potrebbe essere seguito a breve da ulteriori agitazioni dei marittimi in quanto il ministero del Lavoro, nonostante le ripetute richieste avanzate, non ha ancora convocato le organizzazioni dell'armamento e dei lavoratori al fine di dare applicazione al decreto legislativo n. 271/99 che disciplina la sicurezza del lavoro a bordo delle navi mercantili».
Il direttivo nazionale del settore marittimo di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, riunitosi martedì scorso a Roma, oltre a «constatare con disappunto l'assenza, anche in questa finanziaria, di stanziamenti a favore della formazione della gente di mare (sono giacenti, presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, istanze presentate dai marittimi per corsi di formazione effettuati nel 2000 e nel 2001)», ha anche manifestato «forte preoccupazione per la mancanza della proroga dello sgravio contributivo, previsto, per il triennio 2003-2005, all'art. 21,comma 10,della legge 27 dicembre 2002, n. 289». «Si tratta, in particolare - hanno spiegato le organizzazioni sindacali - della riduzione, originariamente del 25%, poi elevata al 50% (legge 172/2003), dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei marittimi e delle imprese armatoriali private (l'armamento pubblico era stato inspiegabilmente escluso) che esercitano attività di cabotaggio in viaggi di lunghezza inferiore alle 100 miglia». «Qualora la cessazione di tale beneficio venisse confermata ed il beneficio non venisse esteso anche all'armamento pubblico - hanno rilevato Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - verrebbe messa in seria discussione la competitività delle imprese italiane operanti nella richiamata tipologia di traffico con le ovvie negative ricadute occupazionali per i marittimi italiani».
«Destinato ad incidere negativamente sui livelli occupazionali, oltre che sulle attività economiche e sociali delle isole maggiori e minori - hanno proseguito i sindacati - è il consistente taglio, anch'esso previsto nell'emananda legge finanziaria, degli importi di sovvenzione erogati alle società del Gruppo Tirrenia. In particolare, lo stanziamento previsto per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 sarebbe pari a circa il 50% della somma erogata nel corso del 2005. Questo taglio, destinato a tradursi in una riduzione dell'attività in regime di convenzione con lo Stato, appare inconciliabile con l'indispensabilità per l'economia nazionale per legge riconosciuta ai collegamenti operati in tale regime, per non parlare delle tensioni sociali che drammaticamente il taglio medesimo genererà in relazione alla consequenziale inevitabile soppressione di linee e di servizi e quindi alla perdita di centinaia di posti di lavoro (con seri rischi per l'ordine pubblico) in società di navigazione prevalentemente ubicate in regioni meridionali. Inoltre, la prevista riduzione sembra non tenere conto dei consistenti sforzi fatti negli anni passati dalle organizzazioni sindacali e dai marittimi delle società del Gruppo Tirrenia per ridurre l'incidenza del costo del lavoro sugli importi di sovvenzione».
Da parte sua Assiterminal ha espresso oggi preoccupazione per l'effetto penalizzante che lo sciopero generale del prossimo 25 novembre avrà sul sistema portuale nazionale. L'associazione dei terminalisti italiani ha sottolineato di non comprendere «la ratio secondo la quale, al rischio concreto di vedere prossimamente declassata la nostra portualità, si opponga l'aggiunta di altra penalizzazione in punto di aggravamento dei costi e di ulteriore appannamento dell'immagine».
Assiterminal ha ricordato come un recente incontro a Roma tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, delle Autorità Portuali, dell'imprenditoria portuale, dell'industria, degli armatori e degli agenti, nel corso del quale sono stati in esame alcuni aspetti della legge finanziaria, «abbia visto tutti i presenti fortemente coesi verso la modificazione di scelte/omissioni governative sulla specifica materia, certamente discutibili». L'associazione dei terminalisti auspicava che, a seguito della riunione, «il ricorso alla proclamazione di uno sciopero sui temi dell'incontro potesse rientrare, atteso l'esito dello stesso». «Purtroppo - ha osservato Assiterminal - il nostro auspicio che l'interesse comune imponesse, almeno per convenienza, di non farsi l'un l'altro del male, sembra non doversi avverare».