Si chiamerà "Donne al Timone" uno studio che l'Ipsema, l'Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo, ha promosso e per il quale ha ottenuto il finanziamento dal ministero del Lavoro. Il progetto ha l'obiettivo di valutare, nell'ottica della prevenzione e della soddisfazione sociale dell'utenza, le condizioni di lavoro delle donne marittime, identificandone i bisogni, le aspettative, le difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia e le eventuali discriminazioni cui sono sottoposte.
«Si tratta - ha detto oggi il presidente dell'istituto, Antonio Parlato - di un'assoluta novità per un ente pubblico, è infatti la prima volta che la Direzione Generale della Tutela delle Condizioni di Lavoro prende in considerazione e finanzia uno studio su una tematica, quella del lavoro marittimo femminile mai considerato prima. L'indagine approfondirà anche la condizione delle donne che lavorano, magari nell'ombra, come sostegno nelle imprese di pesca».
«Secondo l'ILO - ha spiegato Parlato - gli addetti al comparto marittimo nel mondo sono circa 1,25 milioni, le donne rappresentano meno del 2% di questa forza. In un momento come l'attuale, in cui si registra una crisi generalizzata delle professioni e dei mestieri marittimi, le donne potrebbero diventare una risorsa insostituibile per tutta la marineria. Un sondaggio infatti ha confermato un altissimo apprezzamento del lavoro femminile a bordo da parte del management di terra delle imprese di navigazione, ma una perdurante discriminazione a bordo».
«Esistono problemi per le donne marittime - ha proseguito il presidente dell'Ipsema - di varia natura, di pari opportunità, di condizioni legate all'essere donna: gravidanza, maternità, molestie sessuali ecc. In Italia, sempre secondo l'ILO, la presenza delle donne a bordo raggiunge l'1,2% del totale dell'equipaggio, in Europa invece siamo a livelli maggiori: il 4,2% in Germania, l'8,3% nel Regno Unito, il 10-12% nelle flotte scandinave. Fuori dall'Europa, in Indonesia le donne imbarcate raggiungono addirittura il 5%. La maggior parte delle donne marinaio è attiva nel settore alberghiero delle navi da crociera dove svolge mansioni subalterne. Solo il 7% delle donne marinaio sono ufficiali, il rimanente 93% sono semplici marinai. In confronto il 42% degli uomini sono ufficiali, il 58% marinai».
«L'Ipsema con Donne al Timone - ha concluso Parlato - realizzerà un'indagine conoscitiva sulla condizione della donna marinaio dalla quale trarre utili elementi per l'impostazione di specifiche politiche per le donne marittime, del resto segnali positivi arrivano anche dalla World Marittime University, dove in dieci anni la presenza femminile è salita dal 5 al 21%».