Ieri, nel corso di un'audizione presso la Commissione del Senato sugli infortuni sul lavoro, il direttore generale dell'Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (Ipsema), Palmira Petrocelli, ha spiegato che, nel settore marittimo, «i dati riferiti agli infortuni mortali, a dicembre 2006, indicano un incremento del fenomeno nella misura del 29% circa e ». «Le cause dei decessi - ha precisato sono da ricondursi quasi esclusivamente ad annegamento».
«Di contro - ha proseguito il direttore generale dell'istituto - il trend riferito ai casi di infortunio è stabile, si attesta intorno all'1,3% annuo. I casi sono concentrati per il 42% nella categoria di naviglio passeggeri, per il 23% nel carico e per 14% nella pesca costiera. Complessivamente nelle tre categorie di raggiunge il 78%. Nel 25% degli infortuni la lesione ha interessato gli arti inferiori; nel 18% sono state danneggiate mani e dita. Le lesioni più frequenti sono le contusioni, escoriazioni e abrasioni che rappresentano il 42% del totale, seguite da un 20% che denunciano fratture infrazioni e schiacciamenti». «Le cadute - ha concluso Palmira Petrocelli - risultano essere la causa più frequente di infortunio mortale, mentre la rottura di cavi o il maneggio delle reti, per la pesca, sono le attività a più alto rischio di incidenti».
Nel corso dell'audizione il presidente dell'Ipsema, Antonio Parlato, ha sottolineato le peculiarità del fenomeno infortunistico nel settore marittimo ed ha osservato come, con la recente introduzione della denuncia nominativa anche per tale settore, sarà possibile monitorare, oltre al numero degli infortunati, anche il numero dei lavoratori assicurati.