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Assoferr, FS, RFI, Trenitalia e l'asfittico mercato ferroviario italiano
Molti soci - ha accusato il presidente di Assoferr - «di fronte al calo dell'offerta Trenitalia e all'impossibilità di utilizzare al momento imprese ferroviarie concorrenti a Trenitalia si vede costretta a rinunciare ai traffici o ad investire in camion»
26 febbraio 2008
Assoferr, l'Associazione Operatori Ferroviari e Intermodali, lamenta la mancata liberalizzazione del trasporto ferroviario in Italia e sottolinea il ruolo «tutt'altro che trasparente e chiaro» del gruppo Ferrovie dello Stato (FS).
In un comunicato diffuso oggi il presidente di Assoferr, Giuseppe Pinna, ha evidenziato il crollo del traffico merci su ferrovia nella penisola italiana, che si incrementa ai confini alpini verso il centro Europa e si annulla o quasi nel Meridione con una crisi totale in Sicilia e in Sardegna. «Molti soci di Assoferr, anche operanti nei porti del Nord come negli interporti della Val Padana - ha spiegato Pinna - di fronte al calo dell’offerta Trenitalia e all’impossibilità di utilizzare al momento imprese ferroviarie concorrenti a Trenitalia si vede costretta a rinunciare ai traffici o ad investire in camion». «Non è più tollerabile - ha aggiunto - che il gestore della rete RFI, che opera con la concessione da parte dello Stato, e la prima impresa ferroviaria nazionale, quale è Trenitalia, continuino a permanere all’interno dello stesso gruppo».
Secondo Pinna, «manca un progetto complessivo e condiviso con gli operatori sulle varie soluzioni di mercato sicuramente più premiante di un rapporto conflittuale e vessatorio». Inoltre c'è «inadempienza da parte di Trenitalia nel rispettare i contratti quali il Contratto Uniforme d'Utilizzazione (CUU) sull’utilizzo dei carri o dar seguito ai rimborsi per i danni subiti dai carri privati (parliamo anche di centinaia di migliaia di euro ad evento). Quindi palese discriminazione sull’utilizzo dei carri “ex rete” dai carri “ex privati”».
Assoferr denuncia anche «gli aumenti tariffari sulla trazione da parte Trenitalia - se pur necessari - assolutamente non trasparenti e scaglionati nel tempo, l'aumento dei costi di terminalizzazione e manovre (dovuti a scarsi investimenti e carente organizzazione) contestuali ad una chiusura indiscriminata e unilaterale da parte di RFI e Trenitalia di molti impianti terminali e il non chiaro ruolo tra RFI e Trenitalia nella attivazione e gestione di raccordi ferroviari industriali o portuali laddove utilizzare diverse imprese ferroviarie».
Per far chiarezza innanzitutto al suo interno, Assoferr ha annunciato la predisposizione di un manifesto programmatico con i vincoli e gli obiettivi che dovranno essere rispettati per far parte dell'associazione. «Primo obiettivo vincolante - ha sottolineato Assoferr - è la trasparenza dei rapporti con Trenitalia o con qualsiasi altro trazionista». «Sembra infatti, non solo per la denuncia effettuata proprio in queste ore dalla società GMC International Trade, ma per altre comunicazioni pervenutegli - ha spiegato Pinna - che Trenitalia, con la complicità di RFI, cannibalizzi a favore di sue partecipate, anche socie di Assoferr, tariffe, prestazioni, impianti e penalità. Sarebbe - ha rilevato - un grave errore manageriale, ma anche penalmente perseguibile se nel contempo si strangolano finanziariamente alcuni soci e/o si favoriscono altri per determinare di fatto un monopolio sul mercato, con operazioni addirittura rapportabili ad un giudizio negativo senza dubbio punibile da parte di Bruxelles, soprattutto se legati a indebite sovvenzioni statali o locali».
GMC International Trade ha denunciato all'autorità antitrust la Rete Ferroviaria Italiana (RFI) del gruppo Ferrovie dello Stato per abuso di posizione dominante sul mercato in quanto - secondo la società - RFI starebbe ostacolando e impedendo l'attività di MTO (Multimodal Terminal Operator) della GMC.
GMC ha accusato RFI di averle imposto, avvalendosi della sua posizione dominante nel mercato, il trasferimento delle proprie attività nel milanese prima dalla stazione di San Cristoforo al Terminal di Rogoredo e successivamente, nel giugno 2006, un ulteriore trasferimento al Terminal di Segrate, operazioni che per GMC avrebbero comportato un notevole dispendio di risorse economiche. Inoltre - secondo l'azienda - RFI avrebbe imposto alla LSI, società del gruppo GMC, di avvalersi delle attività terminalistiche della concorrente CEMAT, controllata da Trenitalia, ed avrebbe costretto la GMC a ridurre il proprio organico per la diminuita attività presso il Terminal di Milano Segrate.
Sempre con l'intento di far chiarezza dentro e fuori l'associazione, Giuseppe Pinna ha annunciato che avvierà una procedura di consultazione tra imprese e operatori ferroviari e a seguire un “incontro verità” tra i soci di Assoferr, collegati o meno a Trenitalia, se possibile con la partecipazione della stessa Trenitalia.
«Ove risultasse a metà marzo la realistica presa d’atto di una posizione dominante che attiene le regole della concorrenza già in Assoferr, e di conseguenza sul mercato - ha precisato Pinna - su richiesta del presidente, la stessa associazione potrebbe partecipare ad una autonoma iniziativa sulla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per richiedere un chiarimento definitivo sul ruolo del gruppo FS, RFI, Trenitalia e relative società collegate e controllate».
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