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Industria aerea verso una drammatica crisi
Allarme della IATA, che invoca l'intervento di governi e sindacati. Per il 2008 perdite di 6,1 miliardi di dollari con il greggio a 135 dollari al barile
3 giugno 2008
Nel corso della sessantaquattresima assemblea dell'International Air Transport Association (IATA), che si chiude oggi ad Istanbul, i rappresentanti delle compagnie aeree mondiali hanno approvato all'unanimità una risoluzione con la quale si invitano i governi, gli aeroporti e le organizzazioni del lavoro ad assumere iniziative immediate per far sì che l'industria del trasporto aereo sopravviva all'attuale crisi economica.
Tale risoluzione - ha sottolineato l'associazione - giunge dopo l'eccezionale aumento del prezzo del carburante che ha causato la cessazione dell'attività da parte di due dozzine di compagnie aeree. Un'ecatombe che sembra destinata a non arrestarsi: «molte altre - ha confermato il chairman della IATA, Fernando Pinto - non sopravviveranno».
Nella risoluzione le compagnie chiedono ai governi di eliminare normative arcaiche che ostacolano la ristrutturazione del settore e di evitare l'applicazione di imposte punitive e di altre misure che - ha osservato l'associazione - «non faranno altro che accentuare la crisi».
Inoltre le compagnie aeree chiedono alle società pubbliche di servizio di modernizzare al più presto le infrastrutture del trasporto aereo, di eliminare dispendiosi consumi di carburante e invitano gli altri partner del comparto, in particolare le società di servizio che operano in monopolio, a raggiungere il livello di efficienza delle compagnie aree.
Infine la IATA invita i sindacati «ad astenersi dall'avanzare pretese irresponsabili e ad unire le forze per assicurare i posti di lavoro nell'aviazione e in altri settori».
«L'industria aerea - ha detto il direttore generale e amministratore delegato della IATA, Giovanni Bisignani - sta inviando un chiaro messaggio ai governi, ai partner e ai sindacati. Noi siamo in crisi. Governi, sindacati e altri partner commerciali lo devono comprendere. E devono agire».
Che la crisi sia grave lo confermano le più recenti previsioni presentate nel corso dell'assemblea dalla IATA, che per il 2008 stimano per il settore una perdita complessiva di 2,3 miliardi di dollari. Tale previsione è basata sul prezzo del greggio (Brent) a 106,5 dollari al barile, un prezzo che determina spese maggiori per 6,8 miliardi di dollari e trasforma in perdita l'utile di 4,5 miliardi di dollari previsto lo scorso marzo con un prezzo del greggio di 86 dollari al barile. «Per ogni dollaro di aumento del prezzo del carburante - ha spiegato Bisignani - i nostri costi salgono di 1,6 miliardi di dollari».
La IATA prevede che nel 2008 i costi per il carburante delle compagnie ammonteranno complessivamente a 176 miliardi di dollari sulla base di un prezzo di 106,5 dollari al barile e saranno pari al 34% dei costi operativi registrati dall'industria, con un incremento di 40 miliardi di dollari rispetto al 2006, anno in cui la voce carburante incise per il 29% sui costi operativi totali.
Tuttavia - secondo la IATA - le perdite potrebbero essere molto più consistenti: «se avremo un prezzo del greggio a 135 dollari per la parte restante dell'anno - ha rilevato Bisignani - le perdite potrebbero essere di 6,1 miliardi di dollari».
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