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Confitarma si associa alla campagna internazionale per la liberazione dei due marittimi imprigionati in Corea del Sud
La sentenza del tribunale coreano - ha accusato Morel (InterManager) - è basata su una relazione «che è, per usare un eufemismo, imprecisa, se non incompetente»
16 dicembre 2008
La Confederazione Italiana Armatori (Confitarma) ha espresso oggi «seria preoccupazione riguardo alla sentenza di colpevolezza emessa dalla Corte d'Appello Federale della Corea del Sud nei confronti del comandante e del direttore di macchina della petroliera Hebei Spirit» associandosi così alla campagna internazionale per la liberazione dei due marittimi incarcerati in Corea che è portata avanti da ICS (International Chamber of Shipping), ISF (International Shipping Federation), Intertanko, dalle associazioni degli armatori di Hong Kong e Singapore e dall'InterManager (International ShipManagers' Association) (inforMARE del 10 dicembre 2008).
«La comunità marittima internazionale - ha sottolineato il presidente di Confitarma, Nicola Coccia - non può rimanere indifferente di fronte ad azioni di vera e propria criminalizzazione di marittimi innocenti, soprattutto in casi come questo di riconosciuta professionalità e competenza dell'equipaggio. In un momento in cui tutto lo shipping e le istituzioni sono in allarme per i rischi derivanti dalla pirateria e da altri atti criminali sul mare occorre tutelare al massimo gli equipaggi delle navi che svolgono il loro lavoro con alta professionalità per consentire gli approvvigionamenti di merci a tutti i paesi del mondo».
«Inoltre, come giustamente ha affermato Guy Morel, segretario generale di InterManager - ha aggiunto Coccia - situazioni di questo tipo non fanno che scoraggiare i giovani ad avvicinarsi alle carriere marittime proprio in un periodo in cui è difficile poter disporre di personale ben addestrato e qualificato. In un settore fortemente regolamentato come quello dello shipping, ove sono in vigore un gran numero di norme internazionali volte a prevenire e punire coloro che causano inquinamento dei mari, è inconcepibile che gli equipaggi non possano essere tutelati quando gli sversamenti di petrolio non dipendono da loro atti intenzionali o negligenti».
«Come reclusi, il comandante e il direttore di macchina della Hebei Spirit - ha evidenziato da parte sua il segretario generale di InterManager - sono detenuti in condizioni inumane che ledono i loro diritti e vanno contro i loro principi religiosi, e l'industria dello shipping non starà a guardare senza fare nulla mentre questa ingiustizia va avanti». Intervenendo alla Seatrade Middle East Maritime Conference, che si è chiusa oggi a Dubai, Guy Morel ha confermato di ritenere che la sentenza del tribunale sudcoreano sia basata su una relazione «che è, per usare un eufemismo - ha sottolineato - imprecisa, se non incompetente».
Morel ha annunciato che InterManager presenterà un reclamo ufficiale presso le Nazioni Unite per violazione dei diritti umani ed ha esortato i 125mila marittimi che fanno capo all'associazione ad inviare un messaggio di protesta al governo sudcoreano. Inoltre ha precisato che l'associazione non ostacolerà i marittimi che decideranno di rifiutarsi di lavorare su navi dirette in Corea del Sud per il timore che la loro libertà possa essere posta a rischio una volta giunti in quella nazione.
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