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Angopi, Assorimorchiatori, Fedepiloti, Federimorchiatori e Confitarma contro l'autoproduzione dei servizi tecnico-nautici
Le associazioni evidenziano i rischi per la sicurezza e i posti di lavoro
6 febbraio 2009
Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), Angopi, Assorimorchiatori, Fedepiloti e Federimorchiatori chiedono che nel disegno di legge di riforma della legge 84/94 che sarà presentato in parlamento venga ripreso l'accordo interassociativo che conferma i servizi di pilotaggio, rimorchio, ormeggio e battellaggio quali servizi di interesse generale, intesa che è stata da loro siglata unitamente ad Assoporti, Fedarlinea e Federagenti.
«All'approssimarsi delle ultime fasi parlamentari e ministeriali relative alla presentazione in parlamento della legge di riforma dei porti italiani - hanno rilevato oggi in una nota le cinque associazioni - emergono sempre più nettamente orientamenti a favore dell'introduzione di un'autoproduzione dei servizi tecnico-nautici nei porti italiani». «L'organizzazione dei servizi istituiti e regolati dall'art. 14 della legge 84/94 e dalla disciplina legale e relativi atti amministrativi adottati a riguardo - hanno sottolineato - ha finora permesso nei porti commerciali italiani di mantenere livelli di massima efficienza per le manovre di ingresso e di uscita e l'ormeggio e disormeggio delle navi merci e passeggeri, garantendo contemporaneamente il presidio di sicurezza, grazie agli investimenti continui effettuati dai servizi tecnico-nautici in termini di numero e potenza dei mezzi, dotazioni strumentali e formazione professionale, che hanno prevenuto e abbassato sensibilmente i rischi di incidenti nei porti italiani».
Le cinque associazioni hanno ricordato come tale funzione sia stata formalmente riconosciuta dal cluster marittimo con la sottoscrizione dell'accordo interassociativo, con il quale hanno avanzato al decisore politico una proposta formale di modifica dell'art 14 della legge 84/94 nell'ambito del lavoro parlamentare di riforma.
Secondo le associazioni, l'introduzione di forme di autoproduzione nell'ambito dei servizi tecnico-nautici metterebbe a rischio «un sistema che fornisce lavoro a 3.500 persone, a fronte forse di un ipotetico piccolo risparmio di bilancio di poche società, consentendo a queste l'abbattimento dei costi necessari a garantire la sicurezza della comunità portuale, in termini di persone, merci e navi, dell'ambiente eco-marino e della collettività a ridosso dei porti».
«La sicurezza dei porti - hanno concluso Confitarma, Angopi, Assorimorchiatori, Fedepiloti e Federimorchiatori - ha un costo che lo Stato non può accollarsi, ma che il modello italiano ha risolto con l'intervento del privato in un ambito regolamentato che consente lo sviluppo di un'economia di scala che assicura il presidio di sicurezza permanente nei porti, garantendo lavoro e reddito a migliaia di famiglie».
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