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Gli operatori e gli enti dei porti italiani protestano per il tentativo di assoggettare le aree portuali all'ICI
«Infondate le pretese di alcuni Comuni», sottolineano Assoporti, Assiterminal, Federagenti, Fedespedi, Fise-Uniport e Assologistica
27 febbraio 2009
Gli operatori portuali e le Autorità Portuali italiane si schierano contro il tentativo dei Comuni di far pagare l'imposta comunale sugli immobili (ICI) alle imprese che gestiscono aree portuali. Oggi in una nota Assoporti, Assiterminal, Federagenti, Fedespedi, Fise-Uniport e Assologistica hanno evidenziato come sia «in atto un'azione forte di alcuni Comuni italiani nel tentativo di assoggettare all'ICI le aree portuali al fine di massimizzare le proprie entrate». «Se ciò può essere compreso come il frutto di una situazione di finanza locale che molto spesso “annaspa per carenza di risorse” - hanno rilevato le associazioni - è tuttavia inaccettabile che a farne le spese siano le imprese più esposte alla concorrenza internazionale, tanto più in un momento di congiuntura globale critica come quella attuale. Imprese alle quali mal si attaglierebbe la qualifica di evasori fiscali».
«Come peraltro indicato dall'Agenzia del Territorio - hanno osservato le associazioni - la normativa sull'ICI non riguarda e non si applica alle aree o ai piazzali portuali, essendo stata concepita per fabbricati ed edifici. Né è pensabile che aree e piazzali portuali di così vaste dimensioni rispetto alle quelle medie degli immobili gravati dall'ICI, siano considerati assoggettabili a tale imposta, quando in realtà le aree stesse vengono date al concessionario ai fini dello stoccaggio temporaneo di merci per consentire anche lo svolgimento delle funzioni delle Dogane».
«Se poi dall'erronea e non condivisibile interpretazione intesa ad estendere l'ICI anche alle aree e piazzali portuali discendesse addirittura anche la pretesa di corrispondere l'imposta retroattivamente - hanno precisato le associazioni - l'effetto sarebbe devastante e metterebbe a rischio la sopravvivenza di molte imprese, con la conseguente cancellazione di migliaia di posti di lavoro».
Auspicando che «i ministri competenti intervengano adeguatamente perché tutti si mantengano entro i limiti dettati dalla legge», Assoporti, Assiterminal, Federagenti, Fedespedi, Fise-Uniport e Assologistica hanno concluso sottolineando che, «comunque, intenzione degli operatori di tutte le tipologie di terminal portuali è di resistere nelle opportune sedi alle infondate pretese di alcuni Comuni».
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