- In occasione dell'audizione odierna con la Commissione parlamentare sugli infortuni sul lavoro, il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, ha evidenziato l'esigenza di intervenire sia sulla legge 84/94 che sul decreto legislativo 272/99 essendo il quadro normativo attuale rimasto immutato da troppi anni.
-
- In particolare Merlo ha rilevato come la mera attribuzione di non meglio definiti poteri di polizia amministrativa alle Autorità Portuale non sia risultata, per queste ultime, condizione di per sé sufficiente ad assolvere una completa ed efficace attività di vigilanza e controllo delle attività portuali.
-
- Merlo ha proposto, nel quadro di una maggior organicità e per ovviare alle difficoltà che si sono manifestate, di costituire i nuclei operativi integrati formati da personale proveniente da ASL, Autorità Portuale e Autorità Marittima sul modello di quelli già previsti, a livello regionale, dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2007. Con la ormai prossima scadenza dei protocolli triennali sulla sicurezza, sottoscritti nei principali scali nazionali - ha osservato - si pone oggi il problema di come dare continuità e rafforzare il coordinamento istituzionale. Secondo Merlo, la costituzione dei nuclei operativi integrati, in modalità permanente e per ciascun porto, supportata da apposita norma di legge, potrebbe essere una via da percorrere senza intervenire sulle prerogative e sulle specificità delle diverse amministrazioni, ma semplicemente mettendo a fattor comune risorse, poteri e compiti diversi ma complementari. Tale previsione - ha spiegato - potrebbe essere compresa nella stesura del nuovo testo di revisione della 84/94 accompagnata da una norma che preveda la definizione, per il personale ispettivo delle Autorità Portuali, del profilo giuridico e professionale.
-
- Il nuovo testo del decreto legislativo 272/99 - ha proseguito Merlo - dovrebbe intervenire con puntualità sull'articolato tecnico mettendo a fuoco alcuni aspetti che gli eventi tragici avvenuti nei porti hanno fatto emergere. Per esempio - ha spiegato - il controllo preventivo delle atmosfere pericolose a bordo e all'interno dei contenitori, il lavoro in condizioni meteo avverse, l'imbarco di mezzi in sovraccarico e con impianto frenante non collegato, l'interazione uomo macchina sia esso lavoratore o passeggero, il lavoro in quota e quello a bordo dei traghetti.
-
- Inoltre Merlo ha sottolineato l'indispensabilità di interventi per definire con precisione il quadro delle responsabilità sul lavoro a bordo di navi battenti bandiera estera, consolidare i comitati di igiene e sicurezza definendone composizione compiti e poteri, stabilire i percorsi per la formazione alla sicurezza. Su questo ultimo punto - ha precisato - deve essere fatto un sforzo per recuperare nel più breve tempo possibile il gap che ci separa dalle migliori esperienze comunitarie rappresentate da Belgio, Svezia e Germania. Secondo Merlo, la stessa stesura del decreto ministeriale sulla formazione previsto dal 272/99 e mai emanato può essere l'occasione per raggiungere obiettivi da tempo realizzati altrove.
|