- Oggi presso i Cantieri Navali Megaride del porto di Napoli trenta aziende che costituiscono la maggioranza delle imprese del comparto delle riparazioni navali dello scalo partenopeo hanno manifestato alla stampa la loro preoccupazione per il futuro di questo comparto del porto e dell'economia della città.
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- L'allarme è stato lanciato a seguito di una recente ordinanza dell'Autorità Portuale che - hanno spiegato annunciando l'incontro con i giornalisti - «senza alcun preavviso e senza alcuna azione concertativa impone alle imprese di riparazione navale del porto di Napoli un nuovo regolamento bacini, compromettendo la capacità competitiva del porto in questo settore e sollevando una reazione spontanea delle maestranze a difesa delle prospettive di lavoro come non si vedeva nel porto da almeno 20 anni».
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- La preoccupazione è però a 360° e verte - hanno precisato - «sulla grave situazione interna che da lungo tempo impedisce lo sviluppo ed il lavoro all'intero settore, unico comparto industriale rimasto alla città di Napoli, sulle sue prospettive e su ciò che è possibile fare subito per risollevarne le sorti». Non è più possibile - ha sottolineato il presidente della Cooperativa Megaride, Luigi Izzo - «vanificare oltre gli sforzi economici e fisici che facciamo andando in giro per l'Europa a cercare commesse, con la mancanza in questo porto delle cose essenziali come servizi, banchine e fondali».
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- «Il nostro settore - hanno rilevato le aziende del comparto - è impegnato a resistere alla crisi economica internazionale più difficile dopo quella del 1929, ma viene messo in crisi proprio dalle istituzioni che invece dovrebbero sostenerlo costringendoci a pensare alle regole, che non solo già esistono ma che se proprio qualcuno le vuole cambiare, ciò va affrontato in momenti più tranquilli in un contesto di trasparenza e quando non ci sono assilli per la sopravvivenza stessa delle imprese. Oggi - hanno spiegato - serve urgentemente non un nuovo regolamento, tra l'altro unilateralmente approvato dal presidente della Autorità Portuale, ma il riordino delle concessioni della cantieristica, come già era stato previsto dalla precedente Autorità Portuale, accompagnato da chiare ed efficaci politiche di sviluppo del settore. Il confronto con le imprese è su questo che deve essere fatto, con pari dignità ed opportunità di tutte, indipendentemente dalla loro dimensione».
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- «Ci attendiamo, così come gli altri settori del porto che come noi in questi giorni stanno manifestando il loro disappunto e la loro preoccupazione - hanno concluso le 30 aziende - che al più presto le istituzioni preposte si facciano carico di sostenere efficacemente l'intera economia portuale che non è solo commerciale ma anche industriale, evitando di cavalcare orientamenti di breve periodo che finora hanno condizionato la competitività delle imprese nel mercato e reso più difficile la produttività complessiva dell'intera piattaforma infrastrutturale marittima, a grave danno del PIL e della occupazione di Napoli».
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- L'appello è stato lanciato dalle società AMG, Cantieri del Mediterraneo, C.A. Miele, Cantieri Navali Megaride, CB Yacht Services, CMC, Consorzio Riparatori Partenopei, Demi, Di Palma, G&R Salvatori, Italiana Impianti, La Rocca, Marintecnica, Marine Service, MEP, Miele, Miranda, MMC, Navitec, OMLI, ORLEM, ORNI, SIOMI e TEFIN.
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