- La manovra economica 2011-2013 varata ieri dal Consiglio dei ministri, che prevede riduzioni della spesa pubblica ed effetti finanziari strutturali per complessivi 24 miliardi di euro con l'obiettivo di ricondurre il rapporto tra indebitamento e prodotto interno lordo nel 2012 al di sotto del 3% come previsto dal Trattato di Maastricht, include anche la soppressione di alcuni enti, tra cui l'Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (Ipsema) che verrebbe assorbito nell'Inail.
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- L'Ipsema si oppone a tale decisione, che giudica «grave e immotivata». Secondo l'istituto, infatti, si priverebbe il comparto marittimo «di un importante punto di riferimento specializzato da sempre nel campo dell'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali della gente di mare e le azioni di prevenzione e di riabilitazione».
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- L'ipotesi di accorpamento con l'Inail - rilevano il commissario straordinario e il presidente del CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) dell'Ipsema, Antonio Parlato e Giovanni Guerisoli - «contrasta con la relazione conclusiva della Commissione parlamentare di vigilanza sugli enti previdenziali e assicurativi presieduta dall'onorevole Elena Cordoni e approvata all'unanimità che prevedeva la costituzione di un polo assicurativo salvaguardando la specificità di ciascun ente». «L'ipotesi, per ciò che ci riguarda - aggiungono - è stata valutata negativamente dalla confederazione degli armatori, dai sindacati marittimi, dal governo e dal parlamento. L'istituto - sottolineano - ha già adempiuto con sofferenza a tutti i tagli richiesti, personale, risorse finanziarie e, come suggerito dall'esecutivo, ha avviato il percorso sinergico con gli altri enti di previdenza interessati».
- Sono almeno tre le ragioni per cui l'Ipsema respinge l'ipotesi di accorpamento, spiegano Parlato e Guerisoli: innanzitutto «l'ipotesi di soppressione dell'istituto e il suo accorpamento in altro ente è una minaccia al patrimonio di specificità dell'Ipsema, ente in cui sono state riunite le antiche casse marittime risalenti alla fine dell'Ottocento, nell'ambito della prevista riorganizzazione degli enti previdenziali e assistenziali. Il settore marittimo perderebbe l'unica struttura pubblica specializzata, che oggi costituisce il catalizzatore di tutte le problematiche del welfare del mondo del mare».
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- In secondo luogo - proseguono Parlato e Guerisoli - «siamo fermamente contrari perché l'intera operazione non avrebbe alcun effetto reale in termini di risparmio sul bilancio dello Stato, il quale oggi beneficia viceversa della gestione positiva dell'istituto. Anzi, le proiezioni permesse dal bilancio tecnico garantiscono una solidità economico-finanziaria dell'Ipsema fino al 2020».
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- Infine - concludono i rappresentanti dell'istituto previdenziale - «terza ragione e forse la più importante per dire no alla confluenza nell'Inail è che l'Ipsema ha già proceduto a disegnare una riorganizzare dei servizi del welfare per il settore della navigazione per dar vita ad una nuova realtà istituzionale: l'Ente Sociale Italiano della Navigazione che, una volta realizzato, valorizzerebbe la specificità del comparto marittimo. Il progetto della riorganizzazione territoriale delle strutture che si occupano a vari livelli e con diverse competenze della tutela della gente di mare può portare ad un miglioramento complessivo dei servizi e ad un risparmio che l'istituto ha quantificato in almeno 15 milioni di euro. Da questa proposta è nato un disegno di legge presentato dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati per il quale è iniziato l'iter legislativo».
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