A Genova è nato un comitato per garantire il diritto di voto ai marittimi

A Genova, su iniziativa del presidente della Provincia Alessandro Repetto, è nato un Comitato per garantire il diritto di voto ai marittimi che è formato dalle segreterie regionali dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil, dalla sezione italiana dell'International Transport Workers' Federation (ITF), da Assagenti (Associazione Agenti Raccomandati Mediatori Marittimi), da Confitarma (Confederazione Italiana Armatori), dall'Accademia Italiana della Marina Mercantile e dall'Apostolato del Mare della CEI.

Obiettivo dell'iniziativa è di garantire entro il 2010, l'anno internazionale del lavoro marittimo, una soluzione condivisa da tutte le parti politiche e sociali per il diritto di voto, finora negato, dei marittimi italiani imbarcati.

«In Italia - spiegano i promotori - il diritto di voto è negato ai marittimi in navigazione e nei porti stranieri dalla mancanza di una legge che, come avviene per i residenti all'estero e i militari in missione, assicuri l'esercizio di questo fondamentale diritto».

Il Comitato, alla cui riunione costitutiva è intervenuta anche la senatrice Roberta Pinotti («cofirmataria - ricordano gli organizzatori - del primo e unico disegno di legge presentato in Senato lo scorso marzo dopo quasi vent'anni di silenzio del Parlamento») promuoverà un incontro con tutti i parlamentari liguri affinché si giunga entro quest'anno a una soluzione per rendere finalmente effettivo l'esercizio del diritto di voto alle decine di migliaia di italiani che navigano in tutto il mondo in bandiera italiana e estera.

Il Comitato offrirà ai parlamentari il contributo di idee e di esperienza delle categorie di operatori, con l'obiettivo di una norma che risponda con rigore e efficacia alle particolari esigenze giuridiche e pratiche dell'esercizio del voto a bordo e all'estero.

Inoltre l'organismo organizzerà nel prossimo autunno una serie di conferenze per presentare le legislazioni degli altri Paesi in materia di voto ai marittimi e per accrescere e unire le volontà istituzionali, politiche e sociali dei territori delle genti di mare «affinché - dicono i suoi promotori - siano finalmente riconosciuti pari diritti nell'esercizio democratico ai marittimi che, a prezzo di grandi sacrifici personali, offrono un contributo fondamentale all'economia nazionale».