- inforMARE - Affermare che l'industria nautica italiana è tornata a livelli di crescita sostenibili quando per tornare a tali livelli il comparto ha dovuto perdere il 31% del volume d'affari appare essere un maldestro modo per indorare la pillola.
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- Secondo l'UCINA (Unione Nazionale dei Cantieri e delle Industrie Nautiche e Affini), è quella di un ritorno alla crescita sostenibile la fotografia del comparto scattata ne “La Nautica in Cifre”, l'analisi del mercato dell'industria nautica italiana relativa all'anno 2009 realizzata dal proprio Ufficio Studi in collaborazione con l'Università degli Studi di Genova - Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi che è stata presentata ieri nell'ambito del 50° Salone Nautico Internazionale di Genova.
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- Tale fotografia - afferma UCINA - «trasferisce il ritorno a valori tipici di una crescita sostenibile, attestando il fatturato complessivo del settore a 4,25 miliardi di euro (di cui 2,75 miliardi di euro per la cantieristica, 0,94 per gli accessori, 0,32 per i motori e 0,24 per il refitting, le riparazioni e il rimessaggio) con una riduzione rispetto al 2008 pari a circa il 31%».
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- «In tale contesto - spiega Confindustria Nautica - emergono tuttavia alcuni elementi significativi che confermano la capacità dell'industria nautica italiana di mantenere la propria posizione di leadership a livello internazionale. In questo senso sono da leggersi alcuni indicatori quali la quota di produzione per export che, per la prima volta negli ultimi anni, supera quella relativa alla produzione per la domanda interna (1,82 miliardi di euro contro 1,73 miliardi per il mercato domestico), dato che consolida il primato della cantieristica italiana nell'export mondiale. In particolare, nel mercato dei superyachts, dove l'Italia è leader indiscusso a livello mondiale, emerge una significativa tenuta della produzione rivolta all'export, con una riduzione contenuta al 10%. Tale dato risulta essere di particolare rilievo se si considera che, sul totale della produzione di superyachts, il peso del mercato estero è pari a circa l'80%».
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- Insostenibile era evidentemente in precedenza anche il numero degli addetti del comparto, che in un anno ha ridotto il personale del 12%. «In relazione all'andamento del mercato del lavoro - conferma UCINA - gli addetti diretti a fine 2009 ammontano a circa 27.000. Lo strumento della cassa integrazione, applicata nel corso dell'anno al 35% della forza lavoro, ha permesso di limitare al 12% la contrazione del numero di dipendenti, salvaguardando in questo modo la manodopera specializzata, caratteristica dell'eccellenza produttiva della cantieristica Made in Italy».
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- L'UCINA rileva come, «nonostante il complesso scenario di mercato, la nautica italiana continui a contribuire al Prodotto Interno Lordo del paese per un valore di 3,65 miliardi di euro». Nel 2008 - ricordiamo - il contributo al Pil era ammontato a 5,56 miliardi di euro.
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- Guai a noi se si avverasse la profezia del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, pronunciata sabato scorso all'inaugurazione del Salone alla Fiera di Genova: «la nautica - aveva dichiarato - ha sempre rappresentato un riferimento premonitore sull'andamento dell'economia». Se il sistema economico italiano in futuro perderà il 31% del fatturato e il 12% della forza lavoro noi parleremo senz'altro di tracollo. (iM)
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Bruno Bellio
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