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CGIL Genova, sull'area di Fincantieri a Sestri Ponente Confindustria smentisce se stessa
Preoccupazione per l'ipotesi di scenari che scalzerebbero la costruzione navale
28 marzo 2011
Replicando a recenti dichiarazioni del presidente di Confindustria Genova, Giovanni Calvini, che aveva prospettato l'utilizzo dell'area del ribaltamento a mare dello stabilimento genovese di Fincantieri a Sestri Ponente per l'insediamento di attività industriali differenti da quelle della cantieristica navale, Antongiulio Mannoni della segreteria della Camera del lavoro CGIL Genova, ha sottolineato che tali dichiarazioni «sono solo l'ultimo tassello di una specie di commedia dell'assurdo che si ripete nella nostra città ogni volta che si materializza la possibilità di un intervento che ne possa riqualificare il territorio e rafforzare la sua vocazione industriale».
«Che Piero Ottone tuoni periodicamente a difesa del mondo dello yachting contro l'ipotesi del sesto bacino - ha aggiunto Mannoni - può anche essere comprensibile, visto il suo orizzonte particolare. Ma che Confindustria genovese ignori la distesa deserta di Cornigliano (250 mila metri quadri a disposizione di progetti industriali purtroppo ancora tutti da verificare) e ipotizzi scenari di ipotetici soggetti internazionali da collocare nelle aree del cosiddetto “ribaltamento a mare” di Sestri Ponente per insediamenti che scalzerebbero la costruzione navale, è molto più preoccupante».
Il rappresentante sindacale ha osservato come «Confindustria, inoltre, smentisca se stessa essendo soggetto firmatario del protocollo di intesa del 26 Settembre 2009 che ribadiva gli impegni dei vari soggetti interessati (Comune, Fincantieri, Organizzazioni Sindacali) alla (testuale) “espansione a mare delle aree dedicate alla cantieristica”».
«La crisi internazionale che interessa anche il mercato della costruzione crocieristica - ha rilevato Mannoni - va affrontata senza inseguire ipotesi fantasiose o riproponendo un dibattito che pensavamo sepolto negli anni ottanta circa il presunto superamento della centralità dei cantieri navali a Genova. Fincantieri e la proprietà, il governo, devono uscire dalla fase delle anticipazioni a mezzo stampa e affrontare in un tavolo nazionale i temi dello sviluppo produttivo dei cantieri, degli investimenti necessari all'innovazione e alla competizione, abbandonando ogni ipotesi di ridimensionamento delle capacità produttive».
«Le necessità di potenziamento delle riparazioni navali attraverso opere come il sesto bacino che consentono di rispondere rapidamente alle esigenze di un mercato in evoluzione - ha proseguito Mannoni - sono un tema distinto e separato che trova la soluzione più efficace e di minore impatto sul territorio genovese, nell'attuale area delle riparazioni. Il fatto che le riparazioni navali e la cantieristica occupino nella nostra provincia migliaia di lavoratori diretti e dell'indotto non può essere considerato come una variabile secondaria e fastidiosa. Essi sono, assieme ai rispettivi centri direzionali e di ricerca, un patrimonio professionale di assoluta eccellenza, che genera, nel quadro di una dura competizione internazionale, spinta all'innovazione e nuove imprese: in una parola, ricchezza per la nostra città».
«L'impegno recentemente assunto da tutte le istituzioni genovesi e liguri, dall'Autorità Portuale, dalle parti sociali, perché si arrivi alla definizione di un accordo di programma insieme a Fincantieri e al governo per l'opera di riempimento a Sestri Ponente - ha concluso l'esponente del sindacato - è un momento fondamentale di questa vicenda. I lavoratori, che già pagano i contraccolpi della crisi con la cassa integrazione e con ore di sciopero dedicate a impedire la chiusura o il ridimensionamento dei loro cantieri, hanno bisogno di certezze. Ciascun soggetto, nell'ambito della sua rappresentanza, deve dimostrare analoga responsabilità per garantire a questa città il mantenimento e lo sviluppo della costruzione e della riparazione delle navi, che, assieme al porto, ne sono da sempre la sua identità».
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