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Il piano industriale di Fincantieri prevede 2.551 esuberi, la chiusura dei cantieri di Castellammare e Sestri e il ridimensionamento dello stabilimento di Riva Trigoso
No compatto dei sindacati. La protesta dei lavoratori raccoglie la solidarietà delle istituzioni locali
23 maggio 2011
I tagli previsti dal piano industriale di Fincantieri, presentato oggi ai sindacati dall'amministratore delegato dell'azienda, Giuseppe Bono, sono più consistenti rispetto alle attese. Sono previsti 2.551 esuberi su un totale di circa 8.500 dipendenti del gruppo e la chiusura di due degli otto stabilimenti di Fincantieri, e precisamente dei cantieri di Sestri Ponente (Genova) e di Castellamare di Stabia (Napoli), nonché il ridimensionamento dell'attività al cantiere di Riva Trigoso (Genova) che conserverà le costruzioni meccaniche e perderà le costruzioni militari e parte dei dipendenti che saranno trasferiti nell'altro stabilimento ligure del gruppo a Muggiano (la Spezia).
In particolare, circa 1.400 esuberi sarebbero determinati dalla chiusura dei due stabilimenti (il trasferimento dei lavoratori da Riva Trigoso a Muggiano non verrebbe considerato esubero) e gli altri 1.150 verrebbero effettuati nelle altre cinque sedi italiane del gruppo.
Compatto il no dei sindacati a questa ipotesi di ristrutturazione che chiedono un intervento del governo e l'apertura di un tavolo nazionale sulla crisi della navalmeccanica. Immediata la protesta dei lavoratori del cantiere genovese di Sestri Ponente, che hanno lasciato il lavoro per iniziare una manifestazione, e dei lavoratori dello stabilimento campano di Castellammare davanti alla sede di Confindustria a Roma dove si è svolto l'incontro con l'azienda.
Ai sindacati Fincantieri ha illustrato la crisi che ha colpito la navalmeccanica mondiale e quella europea, e in particolare il settore crocieristico di cui è leader l'azienda italiana. In quest'ultimo comparto nel 2007, prima della crisi economica mondiale, sono state ordinate 16 navi da crociera (di cui otto a Fincantieri) per un totale di 1,7 milioni di tonnellate di stazza lorda compensata. L'anno successivo sono stati emessi ordini per sole tre navi da crociera (di cui due a Fincantieri), per un totale di 173.000 tonnellate di stazza lorda compensata. Nel 2009 è stato emesso un solo ordine per una nave da crociera da 130mila tonnellate di stazza lorda (circa 0,1 milioni di tslc) rilasciato dal gruppo americano Carnival nei confronti di Fincantieri. Nel 2010 i nuovi ordini sono stati relativi alla costruzione di sette navi da crociera (due a Fincantieri) per un totale di oltre 900mila tslc. Nel periodo 2008-2010 la cantieristica navale europea ha perso 50.000 posti di lavoro, pari al 30% del totale, ma sinora in Italia non c'è stata riduzione dell'occupazione grazie agli ammortizzatori sociali e al blocco del turnover.
Commentando il contenuto del piano l'Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici (Uilm) ha spiegato che il documento prevede che, da un'analisi della situazione di mercato per i prossimi 3-4 anni, ci sarà una insaturazione produttiva per circa 4-4,5 milioni di ore annue lavorate e quindi Fincantieri, per salvaguardare la stabilità del gruppo, ritiene necessario avviare una fase di ridimensionamento produttivo (riducendo la capacita produttiva di tre cantieri) con un conseguente forte impatto sugli assetti occupazionali. «Come Uilm - ha dichiarato il segretario nazionale del sindacato e responsabile del settore della cantieristica, Mario Ghini - abbiamo sostenuto che non possiamo accettare un piano in cui la soluzione del rilancio di Fincantieri passi attraverso la riduzione dei siti del gruppo e la sua conseguente riduzione occupazionale. Pur riconoscendo la difficile situazione di mercato internazionale che ad oggi è priva di segnali positivi per il futuro, per la Uilm è necessario salvaguardare un gruppo industriale che ha sempre tratto la sua forza dalla sua integrazione produttiva e dall'unicità dell'azienda, per questo siamo disponibili ad un percorso che renda Fincantieri più competitiva sui mercati, più efficiente sul prodotto ma nello stesso tempo dovranno essere salvaguardati gli assetti occupazionali e tutti gli insediamenti industriali del gruppo. È inoltre necessario per la Uilm, anche alla luce dell'annuncio di oggi da parte di Fincantieri - ha proseguito Ghini - che si riprenda il confronto al ministero dello Sviluppo economico perché anche il governo deve fare la sua parte per salvaguardare il più grande gruppo navalmeccanico nazionale».
La Camera del Lavoro Metropolitana di Genova e la Cgil Liguria hanno espresso «un netto e profondo dissenso rispetto ai contenuti del piano industriale presentato oggi da Fincantieri alle organizzazioni sindacali». «È un piano - hanno spiegato le organizzazioni sindacali - che non esitiamo a definire irresponsabile. Si vuole distruggere il patrimonio occupazionale e industriale di un intero territorio. Non si può non rimarcare il silenzio del governo su questo argomento, che con tale atteggiamento favorisce in modo evidente i cantieri posti nel Nord Est del Paese, assoggettandosi chiaramente ad una logica geopolitica». Camera del Lavoro e Cgil Liguria hanno chiesto un'immediata convocazione da parte del governo.
Nei confronti della protesta dei lavoratori hanno espresso solidarietà molte istituzioni locali dei siti sede dei cantieri del gruppo. Tra gli altri, il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, che ha convocato per mercoledì prossimo alle ore 15.30 un vertice per valutare le azioni da intraprendere alla luce del piano industriale di Fincantieri al quale sono stati invitati i sindaci dei comuni interessati al piano, i presidenti delle Province di Genova e La Spezia e le rappresentanze sindacali.
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