- La Cisl denuncia la situazione di stallo che si è venuta a creare nel porto di Taranto per l'inerzia - accusa il sindacato - della società terminalista Taranto Container Terminal (TCT), che fa capo ai gruppi Evergreen e Hutchison Port Holdings (HPH) e che gestisce il container terminal al Molo Polisettoriale del porto pugliese.
-
- Commentando la notizia di un nuovo rinvio dell'incontro con i sindacati sulla messa in mobilità di 160 lavoratori di TCT, il segretario generale della UIL di Puglia, Aldo Pugliese, ha detto che «l'ennesimo nulla di fatto non costituisce certo motivo di sorpresa. È una telenovela stucchevole - ha spiegato - che va avanti ormai da molti mesi, anzi da molti anni. Da quando la TCT Evergreen Hutchinson ha ottenuto la gestione del Molo Polisettoriale del porto di Taranto: da allora la situazione dei lavoratori portuali non è certo migliorata, come dimostrano i licenziamenti in serie e il turnover sempre promesso e mai realizzato».
-
- «Quanto accaduto - ha proseguito il rappresentante del sindacato - è parte integrante della mentalità dell'impresa TCT. La stessa mentalità che ha trasformato in monopolistica la gestione del porto ionico, allontanando di fatto le aziende interessate a portare in loco le proprie navi e contravvenendo a quanto stipulato dall'accordo 50ennale per la gestione del Molo Polisettoriale».
-
- «È lampante - ha criticato Pugliese - come tutte le richieste avanzate dalla TCT per ritirare la mobilità dei lavoratori siano solo pretesti per non adempiere ai propri doveri. Del resto, a tutt'oggi, nonostante la nomina del commissario Prete e la disponibilità di 400 milioni per le esigenze infrastrutturali del porto, ivi comprese quelle avanzate dalla TCT - ha rilevato - la stessa mantiene la mobilità di 160 lavoratori, evita di presentare il proprio piano industriale e non procede con gli investimenti che dovrebbe realizzare contestualmente agli interventi del commissario. Siamo di fronte alla stessa, stucchevole solfa di quando la TCT chiedeva il dragaggio, la diga foranea, la piastra logistica, la bretella autostradale: solo fumo negli occhi ed alibi senza fondamento».
-
- «Per far sì che il porto di Taranto riacquisti il ruolo di primo piano che gli compete nel Mediterraneo - ha concluso il segretario generale della UIL regionale - va interrotto ogni rapporto con la TCT e va recuperato il carattere pubblico del porto, attualmente, invece, nelle mani dei privati (Ilva, Cementir, Eni e, appunto, TCT), se si fa eccezione per il solo Molo San Cataldo. L'esempio di Bari, a completa gestione pubblica e con i record registrati nel 2011 (due milioni di passeggeri e sei milioni di tonnellate di merci), dimostra che è la strada giusta da seguire per avviare un nuovo processo di sviluppo del porto tarantino».
|