- Il Consiglio di Stato ha confermato l'inammissibilità del ricorso proposto da Manlio Guadagnuolo contro la nomina di Francesco Mariani a presidente dell'Autorità Portuale del Levante, nomina sulla cui regolarità si era già espresso positivamente il Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia ( del 20 ottobre 2011).
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- Nella sentenza breve, depositata ieri, il Consiglio di Stato ha definito «inattaccabile» il pronunciamento del TAR barese. Commentando il verdetto dei giudici di Palazzo Spada, Mariani ha espresso l'auspicio «che tale autorevole decisione ponga fine all'annosa e sterile conflittualità di cui lo stesso Guadagnuolo si è reso protagonista».
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- Guadagnuolo, ex amministratore delegato della Bari Porto Mediterraneo Srl (BPM), società nei cui confronti l'Autorità Portuale aveva disposto l'annullamento della concessione per la gestione delle stazioni marittime del porto di Bari, aveva presentato ricorso per l'annullamento del decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del 7 giugno 2011 con cui Mariani era stato nominato presidente dell'Autorità Portuale per il quadriennio 2011-2015.
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- L'Autorità Portuale del Levante ha evidenziato come tali contenziosi siano risultati «assai onerosi» per la Bari Porto Mediterraneo: «si pensi - ha spiegato l'ente portuale - che nel quadriennio 2007-2011 i costi per spese legali sostenuti dalla società, di cui Guadagnuolo è stato amministratore, sfiorano i 900.000 euro e detti oneri rappresentano una della cause principali del dissesto in cui versa la stessa società, che si trova in liquidazione da oltre un anno e che attualmente è praticamente in stato di insolvenza». «Fra l'altro - ha accusato l'Autorità Portuale - la situazione finanziaria e patrimoniale della Bari Porto Mediterraneo è aggravata dalla richiesta di risarcimento dei danni avanzata nei confronti della società dallo stesso Guadagnuolo, a cui era stato revocato l'incarico di amministratore delegato. La somma pretesa da Guadagnuolo a tale titolo supera i due milioni di euro, comprendendo anche la cifra di 60.000 euro per mancato utilizzo dell'auto aziendale».
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- «Sotto la gestione dell'ingegner Guadagnuolo - prosegue la denuncia dell'authority portuale - la stessa BPM Srl si è resa responsabile di gravissimi inadempimenti nei confronti dell'Autorità Portuale, fra i quali è opportuno menzionare: il mancato pagamento del canone di concessione dovuto in base a titoli esecutivi tuttora validi ed efficaci; il mancato pagamento della somma dovuta a titolo di rimborso della partecipazione societaria per effetto della esclusione dell'Autorità Portuale dalla compagine societaria, oltre abusi in danno del demanio marittimo ed al relativo mancato pagamento delle somme dovute a titolo di indennizzi». «La stessa Procura Regionale della Corte dei Conti, nell'invito a dedurre del 19 ottobre 2011, rivolto ai soggetti ritenuti responsabili di aver cagionato all'Autorità Portuale un ingente danno (ivi compresa la stessa società BPM Srl, in quanto concessionaria di un pubblico servizio) - ha ricordato la Port Authority - ha ritenuto di quantificare il danno erariale, in termini di minori entrate, in ragione di complessivi 11.221.962,43 euro».
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- «Non possono sottacersi - ha concluso l'Autorità Portuale - le gravissime responsabilità erariali dell'ingegner Guadagnuolo, in qualità di amministratore delegato di detta società. In violazione delle norme di diritto societario, infatti, l'ingegner Guadagnuolo ometteva di procedere agli adempimenti per liquidare la quota di competenza dell'ente pubblico, esponendosi così sia all'azione di responsabilità degli altri soci sia alla responsabilità per danno erariale. In definitiva, il comportamento dell'ingegner Guadagnuolo ha aggravato il dissesto della Bari Porto Mediterraneo, precludendo - di qui il danno erariale - alla Autorità Portuale di Bari di ottenere non solo il pagamento dei canoni concessori - finanche nella misura non contestata - ma anche, e quel che è più grave, di ottenere il rimborso del capitale (pubblico) investito nella società. È oltremodo evidente la situazione di gravissimo conflitto di interessi in cui versa lo stesso Guadagnuolo il quale aspirava a diventare presidente dello stesso ente nei cui confronti ha intentato, nella veste anzidetta, controversie di rilevante valore, alcune delle quali ancora pendenti».
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