- «La zona franca non è solo un'idea sostenuta dall'Autorità Portuale di Trieste, ma un progetto fatto proprio da tutto il Friuli Venezia Giulia, un'opportunità di sviluppo per l'Italia e per questa parte dell'Europa. Perché oggi si vince o si perde tutti assieme». Lo ha sottolineato oggi il presidente dell'ente regionale Renzo Tondo intervenendo alla Stazione Marittima di Trieste alla sessione conclusiva del convegno internazionale “Global connectivity with the Mediterranean Basin”, promosso dall'ente portuale giuliano in collaborazione con la World Free Zone Convention (WFZC), nel corso del quale sono state poste a confronto esperienze di zone franche di tutto il mondo.
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- Ricordando che il punto di partenza del progetto è il Trattato di Parigi del 1947 che assegna al porto di Trieste cinque punti franchi, uno strumento che non è mai stato sfruttato fino in fondo, Tondo ha evidenziato che «chi ha scritto il Trattato di Parigi, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha avuto un'intuizione lungimirante: favorire gli investimenti a Trieste al servizio di un'ampia area dell'Europa. Oggi con la caduta dei confini, con la fine della Guerra Fredda e l'allargamento dell'Unione Europea - ha aggiunto - questa intuizione diventa più che mai attuale».
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- Tondo ha rilevato che fino ad oggi il porto di Trieste, con i suoi fondali adatti ad ospitare navi oceaniche, non ha espresso tutte le sue potenzialità: hanno pesato - ha spiegato - la Cortina di Ferro, la frammentazione dell'hinterland, i problemi dei collegamenti ferroviari. «Il fatto che abbiamo perso tempo - ha detto il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia - vuol dire che a maggior ragione non dobbiamo perderne più». Il primo importante passo - ha rilevato - è stata la decisione del ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture, Corrado Passera, di sbloccare i fondi CIPE per la piattaforma logistica del porto di Trieste, e adesso c'è il progetto di rilanciare la zona franca: «è questa - ha concluso Tondo - una partita sulla quale, come Regione, vogliamo giocare fino in fondo».
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- Anche la vice presidente della Regione Calabria, Antonella Stasi, partecipando al convegno ha sottolineato l'importanza delle Free Zone ed ha illustrato in particolare l'elevato potenziale della zona franca del porto di Gioia Tauro: «quella del porto calabrese - ha precisato - è la prima e unica zona franca non interclusa in Italia, istituita dall'Agenzia delle Dogane il 1° agosto 2003, situata all'interno dell'area portuale di Gioia Tauro. Le zone franche non intercluse - ha spiegato - rappresentavano una tipologia particolare, più integrata col territorio e connessa al tessuto sociale e imprenditoriale locale, concepita in modo da non essere gravata da recinzioni e punti di accesso posti dallo Stato, dalle formalità e dai controlli tipici delle zone franche tradizionali, con formalità e obbligazione doganali semplificate e applicabili secondo le modalità del regime del deposito doganale». Antonella Stasi ha denunciato come tuttavia questa grande occasione di sviluppo sia stata sprecata, essendo assolutamente sotto utilizzata, occasione - ha aggiunto - «che il governo regionale, guidato dal presidente Scopelliti, vuole portare a frutto, offrendo una concreta possibilità di attirare investimenti e promuovere l'insediamento di nuove iniziative. Ecco perché sono stati concentrati incentivi, agevolazioni e benefit, mirati ad imprese di logistica industriale che potranno scegliere di insediarsi a Gioia Tauro, usufruendo degli incentivi alle imprese, del ferrobonus per la spedizione di merci via terra e di tutte le agevolazioni sul costo del lavoro che il governo Monti ha destinato al Sud».
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- «Le aziende che decidono di utilizzare i benefici della zona franca aperta del Porto di Gioia - ha proseguito la vice presidente della Regione Calabria - avranno la possibilità di poter importare da paesi extra Unione Europea a Unione Europea (e quindi estero su nazionale) senza pagare i dazi ed in sospensione di imposta. Il vantaggio offerto oggi da Gioia Tauro, dunque, quello di importare la materia prima dall'estero, sospendere momentaneamente il pagamento dei relativi diritti doganali, ossia imposte equivalenti (pari a circa il 35%) e solo successivamente alla trasformazione o all'assemblaggio poter riesportare senza pagare dazi. Risponde all'esigenza da parte degli operatori, di disporre di merce estera nel territorio nazionale della comunità, con vantaggi economici connessi al pagamento differito delle imposte su suddette merci, al momento della loro destinazione finale. Per agevolare e facilitare nuovi insediamenti produttivi - ha ricordato Antonella Stasi - l'Autorità Portuale di Gioia Tauro ha avviato la realizzazione di due capannoni di 50.000 metri quadri cadauno da concedere in locazione per svolgere a condizioni evidentemente agevolate non solo il magazzinaggio, ma anche attività industriali, commerciali e di servizi, e soprattutto quelle di trasformazione delle merci che transitano lungo le rotte internazionali, grazie alla possibilità di vincolare queste ultime ad altri regimi doganali che consentono tali usi».
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- Antonella Stasi ha concluso associandosi all'appello lanciato da Marina Monassi, presidente dell'Autorità Portuale di Trieste, ed evidenziando come «un moderno approccio alle zone franche garantirebbe all'Italia grandi opportunità sulle rotte dei transhipment dei container e deposito merci. Ecco perché il governo - ha rilevato - dovrebbe inserire all'interno dei provvedimenti dedicati alla crescita, misure adeguate per poter meglio sfruttare le opportunità offerte dai grandi porti italiani considerandoli porta d'accesso per attirare nuovi investitori in Italia ed in Europa».
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- Da parte sua Luigi Grillo ha ricordato come la Commissione Trasporti del Senato da lui presieduta abbia chiesto «di inserire nel decreto Sviluppo sia l'autonomia finanziaria dei porti sia la defiscalizzazione anche di aree portuali in funzione della crescita economica. Il Porto Franco di Trieste - ha osservato - deve giocarsi i vantaggi fiscali che possono farlo diventare un grande attrattore per la portualità dell'Alto Adriatico. L'Alto Adriatico e l'Alto Tirreno possono essere validi concorrenti per i porti di Rotterdam e Amburgo, per tutte le merci provenienti dal Far East e dirette al centro dell'Europa. Germania e Baviera comprese».
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- Il vicedirettore dell'Agenzia delle Dogane, Walter De Santis, ha manifestato la disponibilità dell'amministrazione doganale ad organizzare «a breve a Roma un incontro tra i vertici dell'Autorità Portuale di Trieste e quelli nazionali dell'Agenzia. Vanno valutate - ha spiegato - tutte le opportunità da far cogliere alla portualità triestina da un lato per valorizzare la sua vocazione di Porto Franco e dall'altra la sua capacità di interconnessione con la rete del commercio internazionale e della globalizzazione».
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