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La carriera marittima offre eccellenti opportunità anche nell'attuale fase di crisi economica
Incontro a Genova, negli uffici della Sirius Ship Management, con il presidente dell'International Maritime Employers' Council, Greg Triantafillou
18 ottobre 2012
«Quello dei marittimi è uno dei pochi gruppi di lavoratori che hanno regole uguali in tutto il mondo» e che, a differenza di quanto avviene per altre categorie, per poter lavorare deve «ottenere attestati e certificati» ed essere successivamente e ripetutamente sottoposto a controlli. Lo ha sottolineato con enfasi Filippo guadagna, amministratore delegato della società di manning Sirius Ship Management, in parte perché indignato dello scarso credito rivolto dall'opinione pubblica alla categoria dei marittimi dopo il naufragio della Costa Concordia - evento su cui, ha rilevato, si è prodotta tanta disinformazione - in parte perché intenzionato a colmare questa mancanza di informazione sulle caratteristiche, le peculiarità e le opportunità offerte dal lavoro sulle navi, che è interessante e ben remunerato.
Dello stesso avviso Greg Triantafillou, presidente dell'International Maritime Employers' Council (IMEC), l'associazione datoriale internazionale che rappresenta armatori e ship manager nelle relazioni industriali con l'International Transport Workers' Federation (ITF), il sindacato internazionale dei lavoratori dei trasporti. Media e opinione pubblica - ha confermato - «talvolta non rendono giustizia al settore dei marittimi», una categoria - ha ricordato - regolamentata da «norme molto severe e rigorose».
Triantafillou oggi era a Genova, nella sede della Sirius Ship Management, società che quest'anno celebra il proprio 15° compleanno, per discutere delle problematiche della formazione e certificazione del personale navigante in vista anche di due appuntamenti importanti dell'International Maritime Employers' Council in programma per il prossimo mese ad Hong Kong: l'assemblea generale e la riunione del Recruitment and Training Committee, comitato di cui fa parte lo stesso Guadagna. L'obiettivo - ha spiegato Triantafillou - è anche di «portare più società italiane sotto l'ombrello dell'IMEC», organizzazione che rappresenta 160 compagnie che impiegano 185.000 marittimi.
Se da una parte non ci sono dubbi sul fatto che - ha ribadito Guadagna - «la professione dei marittimi è assolutamente specializzata e chi dice il contrario ha torto», anche sul fronte del ritorno economico non sussistono incertezze: l'impiego sulle navi costituisce un'opportunità per coloro che sognano un'occupazione ben remunerata ed è un settore che, tra l'altro, offre occasioni di lavoro anche in questi anni, nel pieno di una crisi economica che sta creando disoccupazione. Guadagna ha precisato che il comparto sta sì scontando gli effetti dell'eccesso di iscrizioni agli istituti nautici, ma ha concordato con Triantafillou nel confermare che «in questo momento di crisi lo shipping costituisce un buono sbocco occupazionale».
Guadagna ha evidenziato la rilevante consistenza dei salari: se una qualifica di terzo ufficiale può consentire di percepire 2.500-3.000 dollari al mese, un comandante cinese di una petroliera - ha spiegato specificando che sussistono differenti livelli di emolumento a seconda della nazionalità dell'ufficiale e della tipologia di nave - nel 2005 poteva arrivare a guadagnare 4.800 dollari al mese e nel 2011 ne poteva percepire fino a 12.300, mentre un comandante indiano della stessa tipologia di nave nel 2005 poteva guadagnare fino a 9.000 dollari, cifra che è salita a 16.000 nel 2010 per toccare i 16.400 dollari lo scorso anno. Se nel 2005, per fare altri esempi, il comandante cinese di una nave portarinfuse percepiva 4.000 dollari ora ne intasca 7.000, mentre il salario di comandante filippino di una rinfusiera è salito da 6.000 a 8.200-8.500 dollari. Il livello delle paghe - ha precisato Guadagna - ha subito un notevole rialzo tra il 2005 e il 2009 complice la carenza di personale che ha caratterizzato il periodo.
Sottolineando che la carriera marittima crea eccellenti possibilità anche a conclusione della vita a bordo, garantendo ai marittimi qualificati un facile accesso ad attività lavorative a terra, Guadagna e Triantafillou hanno concluso condividendo la stessa valutazione: in Italia e in Unione Europea deve essere fatto di più per promuovere la carriera marittima tra i giovani.
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