- La formulazione della proposta di modifica della legge di riforma portuale n. 84 del 1994 attualmente al vaglio del Parlamento italiano non soddisfa per nulla le aspettative e le esigenze del cluster marittimo-portuale nazionale. Nessuno dei rappresentanti dei lavoratori, delle imprese e delle istituzioni portuali ha espresso soddisfazione per i contenuti del disegno di legge. L'unica posizione degli stakeholder del settore nei confronti del testo licenziato lo scorso settembre dal Senato e trasmesso all'esame della Camera dei deputati - oltre che di rassegnazione per l'estenuante e infruttuoso percorso che ha portato alla sua definizione - è di auspicio che la proposta normativa venga oppure non venga definitivamente approvata nel corso dell'attuale legislatura, ormai agli sgoccioli.
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- «Io sono per approvarla», è l'opinione del presidente dell'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) e dell'Autorità Portuale di Genova. Intervenendo questo pomeriggio a Palazzo San Giorgio, sede dell'ente portuale del capoluogo ligure, al dibattito pubblico organizzato dalla Filt-Cgil Genova sul tema “Riordino della legislazione portuale. Ricadute sul lavoro e sulle imprese”, Luigi Merlo ha precisato che «se ci sono punti minimali condivisi ha un senso approvare la norma». Tuttavia anche il presidente di Assoporti e dell'authority portuale genovese è tutt'altro che soddisfatto dell'attuale testo, al quale - ha precisato - «l'aula del Senato ha apportato notevoli modifiche peggiorative», tanto che ha esortato «tutti a lavorare ad una nuova legge di riforma da presentare nella prossima legislatura».
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- Il disegno di legge non accoglie neppure le richieste né appaga le attese dei terminalisti portuali, come hanno sottolineato il direttore di Assiterminal, Luigi Robba, e il vice presidente di Assologistica, Nereo Marcucci, né quelle dei lavoratori portuali, come ha evidenziato il rappresentante della segreteria genovese della Filt-Cgil, Enrico Ascheri. Sia da parte del sindacato che delle imprese è stata tuttavia rimarcata la necessità di mantenere la pace sociale sulle banchine, esigenza che lo stesso Merlo in veste di presidente delle Autorità Portuali italiane ha posto questo fine settimana all'attenzione del governo ( del 26 novembre 2012).
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- Nel corso dell'incontro Robba e Marcucci hanno tra l'altro nuovamente denotato la mancanza di una regia nazionale che sovraintenda ad un coerente sviluppo della portualità italiana. Tale carenza - hanno rilevato - consente ad esempio il perseguimento di nuovi grandi progetti di infrastrutturazione portuale in un momento in cui la domanda è stagnante e, secondo le previsioni, tale rimarrà nei prossimi anni. Attuando questi progetti - ha specificato il rappresentante di Assiterminal - in 10/15 anni la capacità di traffico dei container dei porti italiani salirà a 30-35 milioni di container teu all'anno, capacità assolutamente eccessiva e che - ha precisato - nessuna domanda potrà richiedere. Attualmente - ha detto Marcucci - in Italia si movimentano cinque milioni di teu all'anno, perché gli altri cinque sono movimentati in trasbordo e quindi smistati verso mercati esteri. In particolare, il vice presidente di Assologistica ha bocciato il progetto dell'Autorità Portuale di Venezia volto a realizzare un container terminal d'altura posto al di fuori della laguna veneziana. «La priorità - ha concluso Marcucci - non sono i grandi investimenti in infrastrutture portuali, ma è di dare una regia al sistema».
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