- Al fine di migliorare le sue performance sotto il profilo ambientale l'Autorità Portuale di Trieste ha avviato un progetto articolato per arrivare anche alla certificazione Emas (Eco-Management and Audit Scheme), uno strumento volontario proposto dalla Comunità Europea per valutare e migliorare le prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni su una corretta gestione ambientale. Questa e le altre iniziative dell'ente portuale per realizzare un porto sempre più “verde” sono state al centro dell'incontro intitolato “Gli obiettivi ambientali del porto di Trieste” tenutosi oggi all'interno della centrale idrodinamica nel Porto Vecchio della città giuliana. Al tavolo dei relatori, Marina Monassi, presidente dell'Autorità Portuale di Trieste, Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio di Trieste, Anna Maria Maggiore del Ministero dell'Ambiente, Maurizio Spoto, direttore dell'Area marina protetta di Miramare.
- Marina Monassi ha sottolineato che, raggiungendo l'obiettivo di ottenere dell'Emas, Trieste sarebbe il secondo porto in Italia dopo Livorno e uno dei pochi in Europa a dotarsi di questa certificazione che consentirà all'authority portuale di consolidare ulteriormente la sua vocazione “green”: «così - ha spiegato - il nostro ente si doterà di una nuova strategia gestionale, impegnandosi a realizzare in tutta trasparenza un piano di continuo miglioramento delle performance ambientali».
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- «Il porto di Trieste, il territorio e il mare - ha rilevato Edo Ronchi - sono un unicum di ricchezze ambientali e naturali, culturali e della laboriosità dei suoi cittadini. Per garantire la tutela e lo sviluppo che merita, è necessario puntare su innovazione, responsabilità e sostenibilità, in particolare verso la green economy. È su questi terreni che si gioca la possibilità di affrontare le crisi, economica sociale e ambientale, che colpiscono anche il nostro Paese e di essere competitivi anche nel settore marittimo. Dal punto di vista logistico - ha aggiunto - il porto di Trieste vanta già una forte integrazione tra trasporto via mare e via rotaia, che va sicuramente valorizzata come carta vincente anche dal punto di vista ambientale».
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- Il direttore dell'Area marina protetta di Miramare, Maurizio Spoto, ha sottolineato che «green e blue economy offrono uno sviluppo non solo astratto, ma concreto alla provincia di Trieste». A questo proposito il direttore ha poi illustrato l'idea di realizzare nel golfo di Trieste un'area Mab, “Man and Biosphere” con l'Unesco, progetto nato negli ultimi tre anni, «che presuppone una forte sinergia tra i diversi soggetti interessati allo sviluppo sostenibile». L'idea è stata accolta con favore da Anna Maria Maggiore del Ministero dell'Ambiente, che ha suggerito l'inserimento di Trieste, tramite l'area Mab, «nella rete mondiale di laboratori dove sperimentare la green economy. Per la Mab - ha precisato - si potrebbe ipotizzare anche un ulteriore allargamento».
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- «Le Camere di Commercio italiane, attraverso le linee strategiche collegate all'economia del mare - ha ricordato in conclusione Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio di Trieste - sono impegnate nello sviluppo di percorsi di sostenibilità e di servizi ambientali a supporto dei sistemi portuali e delle imprese che operano in ambito portuale. Tutto ciò rafforzando il ruolo della Camera di Commercio quale soggetto significativo per la crescita della filiera eco-compatibile derivante dalla funzione di interfaccia che il sistema camerale svolge nei confronti degli operatori per diversi adempimenti di carattere ambientale, legati per esempio all'Albo Gestori Ambientali». Paoletti, inoltre, ha chiesto a Edo Ronchi e al Ministero dell'Ambiente di entrare con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile nel Comitato scientifico per il Parco del Mare di Trieste.
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- A margine del convegno, la presidente Monassi ha commentato la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia che ha rigettato il ricorso presentato da Portocittà contro l'Autorità Portuale per l'annullamento della convenzione siglata nel 2010 per avere in concessione Porto Vecchio. «Le sentenze - ha dichiarato - si applicano, e come Autorità Portuale la applicheremo in toto con grande equilibrio, quindi mi sembra molto bene». La presidente ha fatto sapere che sul bando per manifestazioni di interesse per il Porto Vecchio in scadenza il 23 luglio «sono arrivate parecchie segnalazioni e altre ne arriveranno ancora». Per quanto riguarda il rapporto tra Autorità Portuale e Portocittà, la presidente ha detto che «la sentenza lascia aperti degli spiragli per chiudere eventualmente molto bene su degli accordi; loro hanno progettazioni sulle reti molto interessanti, potrebbe essere un equo scambio». Infine sull'ipotesi di spostamento, riduzione o addirittura chiusura del punto franco, Marina Monassi ha affermato che «bisogna essere elastici, dobbiamo preservare il bello senza rinunciare al lavoro per le imprese, per cui sono aperta a tutte le ipotesi».
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- Da parte di Edo Ronchi è arrivato un secco “no” all'ipotesi di un rigassificatore nel golfo di Trieste: «è - ha spiegato - la collocazione più sbagliata che ci possa essere. Oltre ai problemi ambientali, ci sono anche i problemi di traffico nel canale, perché purtroppo queste gasiere hanno la priorità nell'accesso al porto e quindi rischiano di ostacolarne le funzionalità e lo sviluppo». Una posizione condivisa dalla presidente da Marina Monassi: «il nostro no al rigassificatore - ha precisato - non è solo dovuto a un fatto economico per l'entrata e l'uscita delle navi, che per noi è vitale, ma è anche legato alla volontà di preservare il bene incredibile del meraviglioso golfo di Trieste».
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