- Federmar-Cisal ha inviato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, una lettera in cui il sindacato manifesta la propria perplessità in merito «al ventilato ennesimo progetto riorganizzativo che dovrebbe coinvolgere il ministero, questa volta con l'unificazione di due delle Direzioni Generali, quella per il Traffico Marittimo e per Vie d'Acqua Interne e quella dei Porti».
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- Secondo Federmar-Cisal, «le complessità derivanti dalla politica del trasporto via mare del Paese, dalla conduzione amministrativa e dalle problematiche che riguardano ciascuno di questi due settori - navigazione e portualità - sono talmente dissimili tra di loro, pure facendo essi parte del medesimo comparto della marineria, da rendere illusoria una loro gestione comune attraverso una semplice operazione di maquillage, magari imposta, almeno come si presenta, più da questioni di “spending review” che da esigenze di funzionalità».
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- Il sindacato rileva che, tuttavia, «tutto può essere fatto»; «bisogna però vedere - precisa Federmar-Cisal - con quali risultati e se si dovesse prendere a riferimento quelli raggiunti da tale ministero in materia di occupazione dei marittimi, il giudizio non potrebbe che essere estremamente negativo, tenuto conto e considerato che nella formazione degli equipaggi delle navi di bandiera nazionale sono di gran lunga prevalenti i lavoratori extracomunitari mentre i marittimi italiani rimangono disoccupati a terra, compresi i giovani diplomati degli Istituti Nautici che non riescono nemmeno a trovare un primo imbarco».
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- Federmar-Cisal ritiene che «ci sarebbe la possibilità, mediante alcuni normali interventi legislativi, di riequilibrare questo stato di cose che riguarda all'incirca 40.000 posti di lavoro, ma per portare a compimento tale operazione - conclude il sindacato - sarebbe necessaria quella volontà politica che finora non c'è stata e ciò è veramente una incomprensibile contraddizione da parte di un governo che un giorno sì e l'altro pure continua ad affermare di volere la crescita economica e di lottare contro la disoccupazione».
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