- «La logistica è un industria, non un provider di servizi, ed è perciò fattore di sviluppo». Lo ha sottolineato Riccardo Fuochi, presidente del The International Propeller Club Port of Milan, in apertura dei lavori della XIV convention nazionale dei Propeller Clubs italiani ospitata venerdì scorso dalla sezione milanese dell'associazione e incentrata sul tema “La logistica italiana, leva strategica per l'economia internazionale”.
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- Fuochi ha evidenziato che, con 200 miliardi di euro di fatturato che rappresentano il 13% del prodotto interno lordo italiano e circa un milione di occupati, la logistica è l'elemento trainante dell'economia nazionale. Il presidente del Propeller Club di Milano ha rilevato che la logistica è un esempio di industria “Made in Italy” che deve essere regolata da strumenti normativi moderni per competere sugli scenari internazionali e che occorre quindi una cabina di regia da parte della politica nazionale consapevole dell'importanza di questo settore.
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- Oliviero Baccelli, docente all'Università Bocconi e direttore del CERTeT (Centro di Economia Regionale, dei Trasporti e del Turismo), ha osservato che il 70% delle esportazioni italiane è rivolto vero l'Europa e che il sistema logistico deve quindi adeguarsi ai cambiamenti globali. La logistica italiana - ha rilevato - ha certamente risentito della crisi del settore manifatturiero, dei cambiamenti del mercato interno, ma può disegnare nuove traiettorie e creare nuovi spazi. Per attuare una vera politica industriale e fare il salto di qualità, occorre però avere una strategia a medio-lungo periodo, un rapporto chiaro e dinamico tra pubblico e privato e creare le giuste infrastrutture.
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- Per Eugenio Muzio, past president del Propeller Club milanese, in Italia continuano ad esserci troppi progetti e la politica dovrebbe attuare delle scelte come ha fatto la vicina Svizzera. Ricordando che il progetto elvetico della Nuova Trasversale Ferroviaria Alpina (NTFA), con l'apertura del nuovo asse del Gottardo (dicembre 2016), cambierà il transito alpino, Muzio ha rimarcato che, se miglioreranno le infrastrutture, anche l'Italia potrà beneficiare di questo importante strumento di interscambio unico e innovativo, mentre se da parte italiana non si provvederà urgentemente a standardizzare le caratteristiche della linea dai porti liguri, in particolare da Genova e La Spezia alle connessioni con l'area di Novara/Gallarate e di Milano, il vantaggio sarà a favore dei porti del Nord Europa.
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- Di infrastrutture ferroviarie, portuali e di sistema logistico hanno parlato anche Stefano Messina, amministratore delegato della società armatoriale Ignazio Messina & C., Sebastiano Grasso, vice presidente di Assologistica e di Contship Italia, Fabrizio Zerbini, presidente del Trieste Marine Terminal, Thomas Baumgartner, presidente di Anita e amministratore delegato di Fercam, e Roberto Belloni, direttore operazioni del gruppo SEA Aeroporti di Milano. Quest'ultimo ha evidenziato che, sebbene in Italia oggi si scambi per via aerea meno del 2% del volume delle merci rispetto al totale trasportato, questa è la parte più consistente per valore, di cui rappresenta il 40% e occorre quindi potenziare il ruolo del cargo aereo.
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- A conclusione dei lavori Umberto Masucci, presidente nazionale del The International Propeller Clubs, ha ribadito il ruolo chiave dello Stato e di una programmazione centrale che, assieme alla messa in rete degli scali portuali italiani, è l'unica strada percorribile per sviluppare il sistema logistico nazionale. Eliminando i provincialismi, investendo negli scavi e nei dragaggi, snellendo la burocrazia e aumentando l'informatizzazione - ha affermato - l'Italia avrà una logistica degna delle sue eccellenze e della sua economia del mare.
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