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Premuda, l'acquisizione di gran parte dei debiti da parte di Pillarstone può rappresentare un possibile rilancio del gruppo
La società precisa che l'operazione potrebbe porre ulteriormente a rischio la continuità aziendale
22 aprile 2016
Se i risultati economici di Premuda hanno registrato un progressivo ulteriore peggioramento nel corso del 2015, l'azienda armatoriale ritiene tuttavia che le trattative in corso tra i tre istituti bancari maggiormente esposti verso il gruppo armatoriale, ovvero Banca Carige, Unicredit e Gruppo Intesa, per la cessione dei propri crediti nei confronti di Premuda a Pillarstone Italy, operatore finanziario che fa riferimento al fondo americano KKR e specializzato in operazioni di “distressed debt, sia, «in chiave prospettica, certamente positivo per un possibile rilancio del gruppo», ma ciò - ha precisato la società - potrebbe porre ulteriormente a rischio la continuità aziendale.
Ieri il consiglio di amministrazione di Premuda ha ripreso i lavori interrotti nei giorni scorsi ed ha approvato i progetti di bilancio dell'esercizio 2015, esercizio - ha evidenziato l'azienda armatoriale italiana - che «è stato caratterizzato da una serie di evenienze negative che hanno pesantemente inciso sui risultati di gruppo.
Il conto economico consolidato dell'esercizio 2015 di Premuda mostra ricavi base time charter pari a 57,0 milioni di euro, in calo del -12,5% rispetto all'esercizio precedente. Risultato operativo e risultato netto sono risultati entrambi di segno negativo e pari rispettivamente a -63,7 milioni di euro e -81,4 milioni di euro, contro risultati 2014 anch'essi di segno negativo e pari rispettivamente a -21,5 milioni di euro e -41,8 milioni di euro.
Nel solo quarto trimestre del 2015 risultano registrati ricavi base time charter per 13,2 milioni di euro, con una diminuzione del -14,8% sul corrisponde periodo del 2014. Il risultato operativo è stato di segno negativo per -28,5 milioni di euro rispetto ad un risultato operativo negativo per -2,2 milioni di euro nell'ultimo trimestre del 2014. Il gruppo Premuda ha chiuso il quarto trimestre dello scorso anno con una perdita netta di -31,6 milioni di euro rispetto ad una perdita netta di -7,7 milioni di euro nello stesso periodo del 2014.
Premuda ha sottolineato che tra i fattori negativi che hanno inciso sui risultati dell'esercizio annuale 2015 figurano «il mercato dei noli pesantemente negativo nel mercato bulk che ha comportato la necessità di svalutare nove unità sociali ed accantonare le future perdite attese per due unità a noleggio; la minusvalenza realizzata con la cessione della FPSO Four Rainbow alla neo costituita joint venture col gruppo Yinson; le minusvalenze realizzate con la cessione a terzi delle due unità Aframax Ice Class, necessarie per garantire una sufficiente liquidità al gruppo; le differenze di cambio da valutazione di alcuni finanziamenti in valuta che, in attesa della definizione di nuovi piani di rimborso, continuano a gravare sul conto economico; il protrarsi del processo di ristrutturazione dei debiti che ha comportato un incremento dei costi di struttura senza realizzare la prevista diminuzione degli spread applicati ai finanziamenti».
Circa il proseguimento delle trattative con le banche per la ristrutturazione del debito finanziario, Premuda ha ricordato che «nel corso del mese di luglio 2015, nell'impossibilità di giungere alla stipula degli accordi definitivi entro la pausa estiva e con l'intento di porre le società del gruppo nella condizione di poter effettuare alcune necessarie dismissioni di cespiti volte ad ottenere un sufficiente livello di liquidità idoneo a garantire la normale operatività, sono stati sottoscritti con tutte le banche finanziatrici appositi accordi di standstill (pacta de non petendo), aventi durate diverse, fino a massimo il 31 dicembre 2015. Con tali accordi - ha specificato la compagnia armatoriale italiana - le banche hanno formalizzato la loro intenzione di non agire per il pagamento di quanto loro dovuto, sono state informate dell'intenzione delle società del gruppo di effettuare, anche nel loro interesse, alcune dismissioni e, pur non assumendo formali impegni a concludere un accordo, si sono impegnate in buona fede a continuare le negoziazioni con l'intento di giungere alla stipula di un accordo definitivo entro il 31 ottobre 2015, sulla base di un piano industriale e finanziario ed una bozza di termsheet, all'epoca già concordati nei termini fondamentali. Nella seconda parte dell'anno - ha ricordato inoltre Premuda - si sono pertanto potute realizzare la joint venture con il gruppo Yinson a cui è stata trasferita la FPSO Four Rainbow (con contestuale integrale rimborso del debito ipotecario relativo a tale unità) e le previste dismissioni delle due unità Aframax Ice Class possedute da Premuda International, generando così la liquidità sufficiente ad assicurare per l'intero esercizio 2015 e per buona parte dell'esercizio 2016, la correntezza commerciale di tutto il gruppo».
Premuda ha precisato che «l'andamento del mercato dei carichi secchi è andato, tuttavia, ulteriormente peggiorando e, nel novembre 2015, è stato necessario presentare alle banche un nuovo piano industriale ed una nuova proposta di manovra finanziaria che, dopo aver recepito le dismissioni effettuate, in estrema sintesi, prevede: un ulteriore allungamento dei piani di rimborso di tutti i finanziamenti; una ulteriore riduzione degli spread applicati; la conversione, in una o più soluzioni in ragione del verificarsi o meno di alcune condizioni, dei finanziamenti “unsecured” in strumenti finanziari partecipativi, aventi caratteristiche di “equity”, convertibili in azioni ordinarie della società secondo modalità e termini ancora da determinare. Gli accordi di standstill sottoscritti a luglio - ha spiegato l'azienda - sono nel frattempo tutti scaduti, ma la situazione di fatto non si è, ad oggi, modificata».
Premuda ha ricordato quindi che «nonostante non si fosse ancora raggiunta una posizione condivisa da tutte le banche, alcuni istituti hanno avviato (ed in alcuni casi anche concluso entro fine 2015) i propri processi deliberativi, propedeutici alla stipula dell'accordo, mentre i tre istituti maggiormente esposti verso il nostro gruppo (Banca Carige, Unicredit e Gruppo Intesa) hanno avviato trattative per la cessione dei propri crediti a Pillarstone Italy» e che «a tale riguardo, sono stati recentemente formalizzati i primi accordi per le cessioni dei crediti».
Il gruppo armatoriale ha reso noto che ieri i consigli di amministrazione delle società coinvolte (Premuda Spa e le controllate Premuda International Sah e Four Handy Ltd.) hanno deliberato il consenso a tali cessioni, che restano comunque ancora soggette ad alcune condizioni, e che è previsto anche il trasferimento a Pillarstone del credito di un istituto nei confronti della collegata Four Jolly, il cui consiglio di amministrazione si riunirà entro la fine del mese.
Premuda ha spiegato che «con il trasferimento delle posizioni creditorie dei tre istituti, Pillarstone diventerà - di gran lunga - il principale creditore del gruppo, parteciperà alla ripresa delle negoziazioni con le altre banche e potrà fornire un impulso all'auspicata finalizzazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti che potrebbe prevedere la conversione di parte del debito acquisito da Pillarstone in capitale».
Secondo Premuda, «l'ingresso di Pillarstone è, in chiave prospettica, certamente positivo per un possibile rilancio del gruppo Premuda, ma potrebbe comportare un ulteriore allungamento del processo di ristrutturazione, a causa della necessità di discutere e definire con il nuovo creditore ed anche con le altre banche nuovi termini. Ciò - ha chiarito la società armatoriale - potrebbe incrementare ulteriormente i già significativi dubbi sulla sussistenza della continuità aziendale».
Premuda ha concluso confermando che «il consiglio di amministrazione della società, costantemente impegnato a monitorare la situazione e le sue prevedibili evoluzioni, continua comunque a ritenere che l'esito delle trattative possa condurre alla messa in sicurezza della società e del gruppo e valuta tale risultato più probabile rispetto ad altri scenari di natura concorsuale e/o liquidatoria e su tale presupposto il bilancio dell'esercizio 2015 è stato predisposto sulla base della continuità aziendale».
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