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Santi (Assoagenti Veneto): con la riforma dei porti Venezia, Trieste e Ravenna devono cooperare
Non ha senso alcuno - sottolinea il presidente dell'association - pensare che uno solo dei tre porti possa assorbire completamente il traffico degli altri
16 agosto 2016
Con l'individuazione di tre sistemi portuali nell'Adriatico settentrionale, incentrati sui porti di Venezia, Trieste e Ravenna, questi tre scali, piuttosto che lottare tra loro per imporsi come porto di riferimento per la regione, hanno l'opportunità di sviluppare le rispettive eccellenze e potenzialità strategiche. Lo ha sottolineato il presidente dell'Associazione degli Agenti Raccomandatari e Mediatori Marittimi del Veneto, Alessandro Santi, commentando la riforma del sistema di governance della portualità italiana approvato nei giorni scorsi dal governo ( del 29 luglio 2016), grazie alla quale - ha evidenziato - «si prospettano nuovi e importanti scenari per il sistema portuale nazionale».
«Ci troviamo di fronte - ha rilevato Santi - ad una straordinaria opportunità per svilupparlo in modo strategico, in un'ottica di sistema appunto nazionale, rendendolo finalmente competitivo nel contesto internazionale e per fare questo è necessaria una valutazione complessiva dello stato attuale dei porti italiani, per disegnarne l'assetto futuro. Sarà quindi fondamentale individuare gli hub strategici funzionali al raggiungimento di tale obiettivo, tenendo conto dei punti di forza dei nostri porti, delle infrastrutture esistenti e degli investimenti futuri che necessariamente dovranno essere impegnati per aumentare la competitività del sistema portuale nazionale».
«Risulta ora fin troppo facile e tipicamente “italiano” - ha proseguito il presidente di Assoagenti Veneto - cadere in una facile retorica volta a favorire o penalizzare uno o l'altro porto. In questo è forse da rilevare un limite della riforma, che avrebbe potuto forzare verso una maggior cooperazione tra i cluster geografici per un maggior efficientamento oltre frontiera, quindi verso i competitor internazionali (porti mediterranei e del nord Europa), evitando inutili anzi controproducenti competizioni interne».
«Nel caso del Nord Est, ad esempio - ha osservato Santi - non si tratta, in definitiva, di valutare quale sia tra Venezia, Trieste e Ravenna il porto “di riferimento”: questa valutazione è solo frutto di un approccio puramente politico o addirittura campanilistico. Quello che è necessario oggi è invece valorizzare le specializzazioni e investire sulle eccellenze strategiche di ogni singolo porto del cluster».
«Venezia ad esempio - ha spiegato Santi - è leader riconosciuto a livello mondiale della crocieristica, vanta un ruolo di primo piano nel settore del traffico delle merci varie e del general cargo e tra i tre porti sopra menzionati è quello con la migliore performance di crescita annuale nei container. Questi primati sono dovuti alla posizione centrale in cui si trova rispetto ad altri porti del Nord Adriatico, alle infrastrutture esistenti e ai collegamenti con le reti stradali, ferroviarie e fluviali che permettono di smistare i traffici nazionali e internazionali. Ravenna rappresenta il porto leader nel settore delle rinfuse solide sia agroalimentari che siderurgiche. Trieste ha una indiscussa leadership nei settori dell'olio greggio, come pure del traffico ro-ro in particolare verso la Turchia che deriva da storici accordi, continui investimenti mirati e contingenti prerogative e opportunità. Non ha senso alcuno quindi - secondo Santi - pensare che uno solo dei tre porti possa assorbire completamente il traffico degli altri. Ha invece senso che cooperino insieme per mantenere e risultare più competitivi producendo valore aggiunto per i propri stakeholder ed il territorio».
«Questa azione di programmazione strategica - ha concluso il presidente di Assoagenti Veneto - ora sarà oggetto dell'attività dell'unità di coordinamento delle 15 Autorità di Sistema Portuale che sarà attivata centralmente sotto la direzione del ministro e al di sopra delle stesse con la funzione, appunto, di dettare le regole e le politiche di sviluppo e di investimento delle singole AdSP in una ottica di competitività globale, concentrando e razionalizzando l'uso delle risorse economiche».
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