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Stato di agitazione alle Dogane di Genova, una mobilitazione che - secondo gli spedizionieri - ricalca «vecchi modelli di protesta sindacale»
Cerchiamo - esortano i rappresentanti delle case di spedizione - nuove forme di dialogo e collaborazione per la crescita di una cultura unitaria di sistema portuale
24 novembre 2016
Il personale dell'Agenzia delle Dogane di Genova, per protestare per la carenza di organico, ha deciso che a partire da lunedì prossimo si asterrà dall'effettuazione di prestazioni in straordinario e la sospensione di ogni attività commerciale e di controllo prima delle ore 08:00 e dopo le ore 18.00 dal lunedì al venerdì. Inoltre il personale, a conclusione di un'assemblea, ha stabilito la sospensione delle attività commerciali dopo le ore 14.00 del sabato e per l'intera giornata della domenica e festivi e il rifiuto a dare la disponibilità di utilizzare il mezzo proprio per motivi di servizio.
I rappresentanti delle case di spedizione genovesi hanno criticato la decisione di ricorrere ad uno stato di agitazione del personale delle Dogane che - secondo il Consiglio Territoriale Spedizionieri Doganali, AgeSpeDo, AliSpeDo e Spediporto - ricalca «vecchi modelli di protesta sindacale». «Le associazioni degli spedizionieri genovesi - hanno spiegato in una nota Vincenzo Rovigi (Consiglio Territoriale Spedizionieri Doganali), Claudio Melandri (AgeSpeDo), Giuseppe Rebolino (AliSpeDo) e Alessandro Pitto (Spediporto) - ritengono fondamentale che in un momento economico e sociale così delicato per l'economia marittima ligure, il livello di collaborazione tra parte pubblica e privata debba essere ancor più stringente e forte. Nel pieno rispetto dei ruoli, pubblico e privato, delle norme e delle procedure - hanno osservato - è necessario tenere lontani dall'operatività quotidiana i disagi e le criticità che inevitabilmente un percorso di agitazione sindacale si porta dietro».
«In un momento di così alta criticità sociale per la nostra città - hanno sottolineato Rovigi, Melandri, Rebolino e Pitto - è indispensabile fornire, pur nel citato rispetto dei ruoli, risposte unitarie di efficienza e capacità operativa al mercato, non di scontro sindacale. Gli inevitabili ritardi, conseguenza dello stato di agitazione, altro non potranno che avere se non riflessi negativi sui tempi di consegna delle merci, sui costi e, probabilmente, sull'immagine di efficienza che necessariamente deve contraddistinguere un porto. Tutto ciò stride con quei principi di buona amministrazione portata avanti in più di una riforma dal governo Renzi. Gli operatori hanno bisogno di avere al proprio fianco una amministrazione moderna ed affidabile, che pur preservando il suo compito di controllo, affianchi l'impresa italiana pur tutelando gli interessi dello Stato. Questo atto di maturità non può trovare corrispondenza in uno stato di agitazione che rischia di generare caos operativo ed alti costi».
«La recente riforma della portualità nazionale - hanno proseguito i rappresentanti degli spedizionieri genovesi - assegna all'Agenzia delle Dogane un importante ruolo di coordinamento delle amministrazioni che, se attuato e sostenuto da tutte le componenti, può avvicinare l'Italia all'efficienza del modello nordeuropeo relativamente al coordinamento delle pubbliche amministrazioni che intervengono nel ciclo dei controlli portuali. In tal senso riteniamo stia andando l'importante lavoro del direttore della Direzione Interregionale delle Dogane di Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta. Non vi è dubbio che ogni qual volta intervengano riforme così profonde (vedasi Sportello Unico) e di ampia prospettiva, sia fisiologico concedere i giusti tempi per favorire l'assimilazione dei principi prima di passare ad una fase esecutiva. In questo processo di assimilazione le categorie degli spedizionieri vogliono sostenere tutte le amministrazioni coinvolte ed in primis la Agenzia delle Dogane, senza però dover passare attraverso vecchi modelli di protesta sindacale che nella storia di questo porto hanno solo generato disagio, costi e discredito operativo per il nostro scalo. Cerchiamo semmai - hanno esortato Rovigi, Melandri, Rebolino e Pitto - nuove forme di dialogo e collaborazione per la crescita di una cultura unitaria di sistema portuale».
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