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ESPO, la tariffa fissa per il conferimento dei rifiuti delle navi nei porti è inconciliabile con il principio “chi inquina paga”
Ryckbost: «non dimentichiamo che ricevere e gestire i rifiuti ha un costo ed è l'autorità portuale che dovrà pagare la differenza tra la tariffa e il costo effettivo di ricezione»
22 gennaio 2018
Martedì scorso la Commissione Europea ha adottato una strategia che ha l'obiettivo di proteggere l'ambiente dall'inquinamento da plastica, strategia che include nuove disposizioni sugli impianti portuali di raccolta dei rifiuti generati a bordo delle navi o raccolti in mare che Bruxelles ha introdotto anche con lo scopo di ridurre gli oneri amministrativi determinati dall'attività di raccolta dei rifiuti in ambito portuale che sono a carico delle autorità portuali, delle compagnie di navigazione e di altre autorità. Per conseguire tali obiettivi la Commissione UE ha inteso ricercare anche un maggiore allineamento tra la normativa europea e la convenzione internazionale MARPOL (International Convention for the Prevention of Pollution from Ships) dell'International Maritime Organization (IMO).
L'iniziativa della Commissione è stata valutata favorevolmente dall'European Sea Ports Organisation (ESPO): «accogliamo con favore - ha spiegato Isabelle Ryckbost, segretario generale dell'associazione dei porti europei - il fatto che la proposta miri ad aumentare l'efficienza, a ridurre gli oneri amministrativi e sia volta al pieno rispetto del principio “chi inquina paga”. Ora - ha precisato Ryckbost - dobbiamo valutare nel dettaglio le concrete disposizioni che sono sul tavolo e vedere se le opzioni presentate dalla Commissione costituiscono il modo migliore per assicurare un sistema per la gestione dei rifiuti delle navi efficiente ma nel contempo responsabile. I rifiuti generati dalle navi - ha sottolineato Ryckbost - sono sempre stati una priorità per i porti europei. Le autorità portuali sono certamente disposte ad assumersi le proprie responsabilità nell'ambito delle loro competenze e possibilità finanziarie».
Particolare apprezzamento è stato espresso dall'ESPO circa il riconoscimento che una più rigorosa applicazione delle norme non è l'unico modo per ridurre lo scarico in mare dei rifiuti prodotti dalle navi e che altrettanto importante è anche l'introduzione di appropriati incentivi. In particolare, l'associazione ha rilevato che «il sistema tariffario introdotto dall'attuale direttiva in base al quale le navi pagano una tariffa minima fissa quando scalano in un porto, indipendentemente dal fatto che vi conferiscano i rifiuti o meno, ha certamente contribuito al conferimento a terra di maggiori quantitativi di rifiuti». Tuttavia l'associazione dei porti europei, pur prendendo atto che tale politica di incentivi fa parte dell'attuale proposta formulata dalla Commissione Europea, ha evidenziato che «l'introduzione di un sistema tariffario, in base al quale, con una tariffa fissa, le navi possono conferire quantitativi illimitati di rifiuti, inclusi rifiuti pericolosi e residui di carico, sembra rappresentare una grave e inaccettabile inconciliabilità con il principio “chi inquina paga” e - ha osservato ESPO - rischia di scoraggiare l'eliminazione dei rifiuti alla fonte riducendone i volumi generati a bordo, che è stata la pietra angolare della politica sui rifiuti dell'Unione Europea».
«Gli incentivi previsti dall'attuale direttiva - ha specificato Ryckbost - sono stati senza dubbio efficaci nel ridurre i rifiuti. Proseguire su questa strada appare una scelta ragionevole. Potrebbe essere fattibile fissare una tariffa per un quantitativo medio. Ma consentire alle navi di conferire a tariffa fissa quantitativi esagerati di rifiuti o di rifiuti pericolosi non sarebbe né responsabile né efficiente. Allo stesso modo - ha chiarito il segretario generale dell'ESPO - riteniamo che spetti al porto decidere se e quando una riduzione della tariffa possa essere accordata ad una nave. Non dimentichiamo - ha sottolineato Ryckbost - che ricevere e gestire i rifiuti ha un costo ed è l'autorità portuale che dovrà pagare la differenza tra la tariffa e il costo effettivo di ricezione e movimentazione dell'ammontare di rifiuti effettivamente conferiti. Ora - ha concluso Ryckbost - la proposta è sul tavolo. Noi siamo pronti a discutere ulteriormente la questione con la Commissione, il Parlamento e il Consiglio e siamo fiduciosi che si possa raggiungere una buona soluzione».
Invero la proposta presentata dalla Commissione Europea sembra aver risposto anticipatamente alle preoccupazioni dell'associazione dei porti in quanto all'articolo 8 “Sistemi di recupero dei costi” della proposta di direttiva, in base al quale “gli Stati membri provvedono a che i costi degli impianti portuali per la raccolta e il trattamento dei rifiuti delle navi, diversi dai residui del carico, siano recuperati mediante la riscossione di tariffe a carico delle navi”, si prevede che l'eventuale parte dei costi non coperta dalla cosiddetta tariffa indiretta, volta a coprire i costi amministrativi indiretti e una parte significativa dei costi operativi diretti, sia “recuperata in base ai tipi e ai quantitativi di rifiuti effettivamente conferiti dalla nave”. Inoltre il testo specifica che “le tariffe possono essere differenziate in funzione, tra l'altro, della categoria, del tipo e delle dimensioni della nave e del tipo di traffico cui è adibita, e in funzione dei servizi prestati al di fuori del normale orario di lavoro nel porto”.
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