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Fedespedi, no all'estensione del pagamento del contributo all'Autorità di Regolazione dei Trasporti a tutte le imprese della logistica
Alberti: l'emendamento inserito nel Decreto Genova va nella direzione opposta rispetto alle reiterate promesse del nuovo governo di alleggerimento dell'imposizione fiscale sulle imprese
30 ottobre 2018
Fedespedi, la federazione che rappresenta le case di spedizioni internazionali italiane, ha espresso la propria contrarietà all'estensione del pagamento del contributo all'Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) a tutte le imprese del settore della logistica ed ha sottolineato che tale decisione, attuata tramite un emendamento al cosiddetto Decreto Genova predisposto per far fronte all'emergenza causata dal crollo del viadotto autostradale Morandi, accrescerà i già rilevanti costi sostenuti dalle imprese assoggettandole ad un ulteriore esborso complessivo di 19 milioni di euro all'anno.
La federazione ha denunciato che «il governo ha inserito nel Decreto Genova - nel suo iter di conversione in legge alla Camera - un emendamento all'articolo37 comma 6 lettera b) del decreto legge 201/2011 (convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 214/2011), che modifica la disposizione che disciplina il contributo dovuto all'Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART). Tale modifica - ha spiegato Fedespedi - prevede che l'ART possa richiedere tale contributo non più soltanto ai gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati, ma anche a tutte le imprese che operano nel mercato del trasporto, comprendendo tutti gli operatori economici del settore della logistica».
Inoltre Fedespedi ha ricordato che «dal 2015 l'ART persiste nel richiedere il contributo per il suo finanziamento anche alle imprese private di trasporto e logistica, nonostante queste attività non siano tra quelle regolate dall'Autorità stessa. In merito - ha ricordato ancora la federazione nazionale degli spedizionieri - Fedespedi e Confetra - insieme a Fedit, Assologistica, Federagenti, Anita, Trasportounito-Fiap e l'Associazione Nazionale delle Cooperative di Servizi - hanno già ottenuto importanti vittorie: due sentenze del TAR del Piemonte (n. 287 dell'8 marzo 2018 e n. 631 del 21 maggio 2018) hanno dato ragione alle associazioni di categoria e accolto i ricorsi presentati da queste ultime contro le delibere dell'ART. Nei ricorsi, inoltre, è intervenuta in via pregiudiziale anche la Corte Costituzionale (pronuncia n. 69/2017 ), che ha sancito che l'ART può richiedere il contributo solo ai soggetti “effettivamente” regolati e che beneficiare della regolazione non significa essere regolati».
«Ora questa nuova disposizione in favore dell'ART, inserita in un decreto (cosiddetto Decreto Genova) che dovrebbe contenere solo misure specifiche e urgenti per far fronte alle criticità emerse dopo il crollo del Ponte Morandi - ha rilevato Fedespedi - rischia di mettere in ginocchio oltre 200.000 imprese del settore, le quali vedrebbero addebitarsi un costo aggiuntivo (fino all'uno per mille del fatturato dell'ultimo esercizio) per lo svolgimento della propria attività imprenditoriale. Il costo complessivo stimato a carico del settore sarebbe di 19 milioni di euro l'anno (secondo una elaborazione del Centro Studi di Confetra sull'anno di esercizio 2017)».
«Con questa presa di posizione a favore dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti - ha rilevato il presidente di Fedespedi, Roberto Alberti - ci sembra che il nuovo governo contraddica se stesso e tradisca le reiterate promesse di alleggerimento dell'imposizione fiscale a carico delle imprese; questo emendamento inserito nel Decreto Genova, infatti, va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella auspicata e fa gravare sulle imprese un'ulteriore forma di tassazione, in un settore che è già adeguatamente regolato e che, peraltro, vede coinvolta una pluralità di istituzioni, enti e autorità preposte ai controlli».
«Ricordo, inoltre - ha aggiunto Alberti - che il settore della logistica è strategico per la manifattura italiana, per l'import e l'export. Dunque, le ricadute di questa decisione potrebbero essere pesanti non solo per il comparto, ma per l'intero sistema produttivo ed economico italiano. Si tratta, infatti, di una decisione che grava le nostre imprese di maggiori costi indebolendo la loro competitività rispetto agli operatori economici e ai sistemi logistici di altri Paesi in Europa. Siamo tuttavia fiduciosi che il governo, in queste poche ore che precedono l'approvazione definitiva del decreto, voglia ascoltare la voce unanime del comparto - rappresentato dalla nostra confederazione generale, Confetra - e possa riconsiderare la propria posizione».
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