- Nel 2018, come risulta dall'ultima specifica analisi economico-finanziaria annuale elaborata dal Centro Studi della federazione degli spedizionieri italiani Fedespedi, i principali terminal operator italiani che operano nel settore dei container hanno registrato un incremento del +2,8% dei ricavi a fronte di un calo del -3,3% dei contenitori movimentati nei terminal portuali gestiti dalle aziende ( del 4 novembre 2019). Un'analisi analoga viene redatta annualmente dall'Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) che esamina approfonditamente il trend operativo e finanziario delle società terminaliste australiane attive nel segmento containerizzato
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- Nell'esercizio finanziario 2018-19, terminato lo scorso 30 giugno, i terminal portuali gestiti da queste aziende australiane hanno movimentato un traffico containerizzato pari a 7,88 milioni di teu, con un lieve incremento del +0,2% sull'esercizio precedente che risulta essere il secondo tasso di crescita più basso degli ultimi dieci anni e che - ha spiegato l'autorità antitrust australiana - riflette l'indebolimento delle attività economiche legate alla distribuzione delle merci a settori come quelli del commercio al dettaglio e dell'industria manifatturiera.
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- Anche le società terminaliste containerizzate australiane hanno registrato, per il terzo anno consecutivo, un aumento del fatturato che nell'esercizio 2018-19 è stato di 1,37 miliardi di dollari australiani (945 milioni di dollari USA), con una crescita che tuttavia è diminuita dal +7,1% dell'esercizio 2017-18 al +1,3% dell'esercizio 2018-19. Il “Container stevedoring monitoring report 2018-19” dell'ACCC si sofferma in particolare su questo limitato aumento dei ricavi, crescita - evidenzia il documento - che è ascrivibile ad una maggiorazione delle tariffe per l'utilizzo delle infrastrutture portuali imposte dai terminalisti agli autotrasportatori e agli operatori ferroviari che - precisa il rapporto - ha contribuito a far sì che per la prima volta da sette anni il ricavo medio per movimentazione dei container realizzato dall'industria del terminalismo containerizzato sia cresciuto. In particolare, nell'esercizio 2018-19 i ricavi generati dalle tariffe per l'uso dell'infrastruttura sono aumentati del +63% ed hanno contributo a compensare un calo del -8,1% del ricavo medio prodotto dalla movimentazione dei carichi che è causato dalla concorrenza tra i terminal operator e dal crescente potere contrattuale delle compagnie di navigazione.
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- «È comprensibile - ha osservato il presidente dell'ACCC, Rod Sims - che i terminalisti cerchino di recuperare alcuni degli oneri per l'ammodernamento delle strutture portuali dai trasportatori, poiché costoro, come le compagnie di navigazione, beneficiano degli investimenti. Ma dato che gli utenti portuali hanno una limitata capacità di trasferimento delle loro attività come risposta all'aumento delle tariffe per le infrastrutture applicate dai terminalisti - ha sottolineato Sims - i terminalisti sono sottoposti ad una minor pressione competitiva volta a mantenere basse le tariffe. Se oggi le tariffe per l'utilizzo delle infrastrutture rappresentano solo il 12% dei ricavi dei terminalisti, il risultato potrebbe essere che gli importatori e gli esportatori potrebbero dover pagare di più per spedire le merci». L'ACCC ha specificato che questo scenario sembrerebbe destinato ad avverarsi come dimostrano gli incrementi delle tariffe per l'uso delle infrastrutture introdotti dalla Hutchison nel porto di Sydney a partire dal corrente mese e gli analoghi aumenti annunciati dalla DP World che saranno applicati in tutti i suoi terminal portuali a partire dal prossimo gennaio.
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