- Filt Cgil ha sollecitato il maggiore utilizzo delle aree retroportuali per decongestionare i porti italiani. Replicando alle preoccupazioni delle associazioni datoriali del settore e della politica sul rischio di congestionamento dei porti per effetto delle restrizioni indicate dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri dello scorso 23 marzo per affrontare l'emergenza Covid-19, i segretari nazionali dell'organizzazione sindacale, Natale Colombo e Michele De Rose, hanno sostenuto che «la risposta al collasso temuto è di facile attuazione considerando la dotazione infrastrutturale diretta ed indiretta del nostro sistema portuale». «Le aree retroportuali immediatamente collegate ai principali porti del nostro Paese - hanno specificato - sono la soluzione ideale affinché la temuta congestione non prenda il sopravvento».
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- «Rivalta Scrivia, Piacenza, Padova, Vicenza, Verona, Marghera, Trieste Fernetti, Cervignano del Friuli, Santo Stefano di Magra a La Spezia, Nola, Marcianise, Gioia Tauro - hanno evidenziato i dirigenti nazionali della Filt Cgil - sono solo alcune delle aree retroportuali pronte a dare immediato sbocco alla gestione del traffico container da e per il nostro Paese. Il lavoro portuale e dell'autotrasporto non può fermarsi nello scarico e carico merci e quindi delle navi che ci consentono una movimentazione annua di circa 12 milioni di teu, elementi irrinunciabili per il nostro Pil».
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- «Continuare a movimentare le merci - hanno sottolineato Colombo e De Rose - vale a far vivere la nostra economia senza inficiare i dispositivi in atto per il contenimento dell'epidemia e, quindi, nel rispetto delle dovute selezioni verso le merci funzionali alle produzioni ed al commercio dei beni essenziali».
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