- «Non approfittare del decreto-legge Semplificazioni per imprimere una svolta al settore sarebbe un imperdonabile errore». Lo ha sottolineato il presidente della Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica (Confetra), Guido Nicolini, ricordando che «agli Stati Generali dell'economia abbiamo condiviso il tema con il governo: non possiamo più sostenere - ha specificato Nicolini - il peso di 30 miliardi di oneri burocratici l'anno. 133 sono i procedimenti amministrativi vigenti, in tema di controlli sulla merce, solo in ambito portuale, e in capo a 13 diverse pubbliche amministrazioni. Se guardiamo poi all'intero settore logistico, gli adempimenti amministrativi su merci e vettori arrivano a oltre 400, coinvolgendo 30 uffici o enti pubblici».
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- Ricordando inoltre che le spedizioni, cuore pulsante della logistica in tutto il mondo sono regolate da un Regio Decreto del 1942, e che dal 2016 il settore aspetta che sia reso operativo lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli, Nicolini ha evidenziato che «sarebbe ingiustificabile varare un decreto-legge Semplificazioni senza occuparsi del settore più vessato dalla burocrazia: la logistica e il trasporto merci».
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- «Le grandi piattaforme di e-commerce - ha rilevato Nicolini - hanno il loro hub distributivo per l'Europa in UK. Oggi, con la Brexit, stanno ovviamente programmando la delocalizzazione considerato che potrebbero esserci barriere amministrative o economiche sugli scambi tra Londra e Vecchio Continente. L'Italia - ha denunciato il presidente di Confetra - è tagliata fuori dalle possibili opzioni, pur avendo costi del lavoro e di locazioni degli impianti più competitivi rispetto a Francia o Olanda, perché il Paese non offre certezze sui tempi di svincolo della merce. Che poi è la stessa ragione per cui le merci destinate alla Pianura padana in larga parte decidono di scalare il porto di Rotterdam, e scendere poi in treno o camion, piuttosto che i porti liguri. In entrambi i casi: decine e decine di miliardi persi per il Sistema Paese in termini di fatturato, gettito fiscale, lavoro, ricchezza. Inutile invitarci a “reinventare l'Italia” - ha concluso Nicolini - se poi non si è in grado di capire e agire su queste banalità».
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