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Fedespedi, per la ripresa dell'economia italiana investire in digitalizzazione, connettività e sostenibilità
Moretto: nel periodo di lockdown il lavoro e lo scambio di informazioni da remoto sono stati improvvisati; ora è il momento invece di pianificare e garantire formazione, strumenti e reti adeguate
5 agosto 2020
Fedespedi, la federazione delle case di spedizione italiane, ha suggerito al governo quali dovranno essere i settori prioritari di investimento nel quadro delle risorse messe in campo grazie al fondo concordato in sede UE per aiutare le economie europee a riprendersi dall'impatto causato dalla pandemia di coronavirus. Secondo la federazione, le iniziative dovrebbero incentrarsi sulla digitalizzazione, sulla connettività e sulla sostenibilità. «I tempi - ha rilevato la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto - sono stretti, ma siamo davanti a una grande opportunità. Occorre essere concreti e portare avanti istanze che possano giovare alle imprese di spedizioni e a tutti i comparti della catena logistica con ricadute positive per il Paese. Sappiamo, infatti, che alla logistica si deve il 9% del Pil del Paese ed è il motore del nostro import-export. I temi della digitalizzazione, connettività e sostenibilità - ha ricordato Moretto - sono i dossier su cui siamo impegnati da tempo, coerenti con le aree di intervento tracciate dalla Commissione Europea e che promuoviamo insieme alla nostra confederazione Confetra».
«Digitalizzazione - ha sottolineato la presidente della federazione degli spedizionieri italiani - è la grande sfida che il Covid-19 ha reso ancora più vicina: snellire i processi e rendere disponibili documentazioni da remoto è stato indispensabile nei mesi di lockdown ma deve diventare la prassi. Le imprese di spedizioni sono gravate da innumerevoli adempimenti burocratici. Uno scambio documentale snello con gli altri operatori e con le autorità pubbliche di interfaccia ci farebbe guadagnare in termini di efficienza e servizio reso alla clientela. Naturalmente perché ciò sia possibile occorre avere un sistema di connessioni adatto e in questo senso i fondi europei possano fare la differenza. Durante i mesi di stop, il lavoro e lo scambio di informazioni da remoto sono stati improvvisati, questo è il momento invece di pianificare e garantire formazione, strumenti e reti adeguate».
«Il tema delle connessioni - ha proseguito Moretto - è cruciale anche dal punto di vista infrastrutturale. Quelle italiane non sono all'altezza. Il piano del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “Italia Veloce” contiene le opere di realizzazione necessaria e urgente e si muove, dunque, nella giusta direzione. Bisogna, però, spingere sull'execution ed evitare la stasi nella fase della concretizzazione che caratterizza, purtroppo, la progettualità italiana. Con un sistema di connessione tra gli hub logistici del Paese all'avanguardia possiamo garantire, infatti, che le merci in export partano dai nostri porti e aeroporti, evitando trasferimenti su strada verso il Nord Europa. Questo ci permette anche di liberare le arterie stradali e snellire il traffico su gomma che pone problemi in termini di sicurezza e impatto ambientale».
«Un programma di rilancio credibile - ha rilevato la presidente di Fedespedi - non può, infatti, trascurare la sostenibilità. È un tema che ci tocca da vicino e che è leva di crescita e fattore di competitività ad alto potenziale per le imprese, se interpretato nella sua concretezza e non solo quale strategia di marketing. Dare alle imprese incentivi per progettare e realizzare soluzioni a basso impatto è, dunque, fondamentale nel nostro settore. Il comparto logistico è responsabile di rifiuti - pensiamo ai costi del packaging - e di emissioni derivanti dall'attività di trasporto. Un impatto ambientale consistente accentuato dal perseguimento della logica del “just in time” e dalla ricerca della convenienza a ogni costo. L'e-commerce e la rotta artica sono due esempi eclatanti che evidenziano la gravità della situazione e la brevità dell'orizzonte temporale in cui bisogna agire. Pensiamo, quindi, a interventi che permettano alle imprese di essere più sostenibili e di sensibilizzare anche la propria clientela attraverso l'ingresso di nuove competenze in azienda».
«Un altro dossier sul quale ci stiamo muovendo - ha concluso Moretto - è, infatti, quello della formazione. È un altro dei temi di “Progettiamo il Rilancio”, il piano del Consiglio dei ministri che identifica le macro-aree al cui interno collocare le proposte per il “Recovery Fund”. È un dossier che tiene insieme tutti gli altri: prevede il potenziamento della formazione tecnica che è vitale per il nostro settore e mira a adeguare le competenze alle necessità della società. Queste oggi non possono che essere digitalizzazione e sostenibilità nella consapevolezza che l'innovazione tecnologica può essere anche lo strumento attraverso cui implementare soluzioni a basso impatto ambientale».
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