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Il numero mondiale di viaggi marittimi containerizzati sta registrando una ripresa, ma non uniforme
I trend regionali e nazionali - spiega l'UNCTAD - sembrano seguire l'andamento della pandemia
9 settembre 2020
Nel terzo trimestre di quest'anno il commercio mondiale per via marittima movimentato dai servizi di linea containerizzati sta registrando una ripresa rispetto al crollo storico segnato nel periodo trimestrale precedente a causa dell'impatto sulle economie della pandemia di Covid-19. Tuttavia si tratta di una ripresa che non è uniforme a livello globale. Lo ha reso noto la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) evidenziando che in queste ultime settimane in molte parti del mondo il numero di portacontainer che approdano nei porti ha mostrato un rialzo rispetto al periodo precedente e - ha rilevato l'organizzazione - ciò rappresenta un segnale di speranza per gli scambi commerciali mondiali che nel secondo trimestre avevano subito un crollo storico del -27% anno su anno.
L'UNCTAD ha specificato che a metà dello scorso giugno il numero medio di navi portacontenitori che arrivavano settimanalmente nei porti di tutto il mondo era calato a 8.722, con una flessione del -8,5% su base annua. Gli ultimi dati, invece, mostrano che a livello globale la media degli scali portuali settimanali è tornata a salire arrivando a 9.265 all'inizio di agosto, cifra inferiore solo del -3% rispetto a 12 mesi prima.
L'UNCTAD ha spiegato che, a livello mondiale, il numero totale degli scali settimanali di portacontainer ha iniziato a scendere sotto i livelli del 2019 attorno alla metà di marzo di quest'anno per poi iniziare una graduale ripresa attorno alla terza settimana di giugno. L'organizzazione dell'Onu ha osservato che l'inizio della fase di declino dei trasporti marittimi containerizzati mondiali ha coinciso con la decisione dell'11 marzo scorso dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di classificare il Covid-19 come una pandemia, mentre la graduale ripresa degli scambi via mare è avvenuta in concomitanza con l'inizio dell'uscita dal lockdown da parte di alcune nazioni.
In un articolo a firma di Jan Hoffmann, Hassiba Benamara, Daniel Hopp e Luisa Rodriguez, l'UNCTAD ha sottolineato che se durante il terzo trimestre di quest'anno nella maggior parte delle regioni mondiali è stato registrato un certo aumento del numero di approdi di portacontainer sia in termini assoluti che rispetto ai livelli del 2019, tuttavia i dati complessivi nascondono significative differenze a livello regionale. Ad esempio, se all'inizio dello scorso mese gli scali settimanali di portacontainer in Cina e ad Hong Kong erano cresciuti del +4,1% rispetto ad un anno prima, gli scali in Nord America e in Europa erano ancora del -16,3% e del -13,2% al di sotto dei livelli registrati l'anno precedente. «I trend regionali e nazionali - hanno rilevato i funzionari e ricercatori dell'UNCTAD - sembrano seguire l'andamento della pandemia. Si possono anche osservare modelli di scali portuali diversi in Sud America e in Africa, che probabilmente riflettono l'inizio ritardato della pandemia di Covid-19 e dei lockdown».
Secondo l'UNCTAD, inoltre, non tutti cambiamenti del numero di scali settimanali sono il risultato dell'impatto della pandemia perché la variazione del numero di scali può essere influenzata anche dai cambiamenti delle politiche commerciali che comportano mutamenti dei modelli commerciali nonché da normative che interessano la navigazione e i porti. A ciò si aggiunge pure l'effetto delle strategie di impiego delle navi adottate dalle singole compagnie di navigazione e dai consorzi armatoriali. «Ecco perché - ha specificato il responsabile della sezione Trade Logistics dell'UNCTAD, Jan Hoffmann - è interessante esaminare anche altri indicatori, come le schedule del trasporto marittimo containerizzato», programmazione delle prossime partenze - ha evidenziato - che mostra il dispiegamento della capacità di carico delle flotte correlato alle aspettative delle compagnie di navigazione circa la domanda futura. Se nel terzo trimestre - ha spiegato - i viaggi marittimi containerizzati da e per Cina e USA hanno registrato una ripresa, le schedule mostrano un continuo calo per molte nazioni europee.
Hoffman ha sottolineato anche la necessità di analizzare con attenzione le schedule delle partenze presentate dalle compagnie marittime, in quanto in questo periodo vengono sovente programmate blank sailing, cioè l'annullamento di scali in determinati porti in assenza di una domanda sufficiente. Hoffmann ha avvertito inoltre della sussistenza del rischio di una sorta di dipendenza circolare determinata dal fatto che le aspettative delle compagnie di navigazione possono essere basate su previsioni economiche che a loro volta possono dipendere in parte dal lavoro di analisti economici che utilizzano dati desunti dalle schedule dei servizi marittimi containerizzati.
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