Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
08:13 GMT+1
Lo shipping chiede al fondatore di Amazon di fare propria la campagna per agevolare il cambio degli equipaggi delle navi
BIMCO, Intercargo, ICS e Intertanko ricordano a Bezos che, «se le navi non salpano, eventi della portata quali il Black Friday o il Cyber Monday sarebbero impossibili»
26 novembre 2020
L'ultima iniziativa della Round Table delle associazioni marittime internazionali, organismo che è formato dalle associazioni armatoriali BIMCO, Intercargo, International Chamber of Shipping (ICS) e Intertanko, può essere valutata in diversi modi, anche antitetici. Può essere intesa come il fallimento di un'industria del trasporto marittimo che non riesce a smuovere enti governativi ed è costretta a rivolgersi ad altri pur di ottenere il raggiungimento dei propri obiettivi. O come la volontà di coinvolgere nella questione un attore che sinora ha fatto il convitato di pietra. Oppure quasi che si voglia chiamare in causa colui che è uno dei pochi ad aver tratto benefici in un momento di crisi che ha seriamente danneggiato molti altri, e forse per questo si vuole tirarlo per la giacchetta chiamandolo ad assumersi qualche responsabilità, ammesso che ne abbia.
Sinora, in effetti, gli armatori e gli altri operatori del trasporto marittimo non hanno avuto molto successo nel convincere i governi ad adottare misure che, in questo periodo caratterizzato dalle limitazioni alla mobilità adottate per contenere la pandemia di coronavirus, consentano di agevolare il cambio degli equipaggi delle navi, essenziale - si sono più volte sgolate le associazioni armatoriali nel ripeterlo - per continuare a garantire che le flotte possano movimentare le merci e gli approvvigionamenti vitali per economie e comunità che devono affrontare questo momento di acuta difficoltà.
L'orecchio dei governi non sembra finora affatto ricettivo, oppure, se lo è, evidentemente si ritiene che tanto essenziale il cambio dei marittimi non debba essere dato che, anche se questo problema è irrisolto da ormai molti mesi, le navi continuano a navigare.
Comunque si veda la questione e in qualunque modo si valutino gli sforzi compiuti per risolverla, la novità è che - udite udite - i rappresentanti delle quattro associazioni armatoriali internazionali hanno deciso di inviare una lettera aperta all'amministratore delegato della Amazon, Jeff Bezos, chiedendogli di usare la sua influenza e il suo ruolo di imprenditore leader dell'e-commerce, la cui attività - tengono a precisare BIMCO, Intercargo, ICS e Intertanko - è basata sul trasporto marittimo globale, per impegnarsi a favore dei 400mila marittimi bloccati in mare e per esercitare pressioni sulla prossima amministrazione Biden in arrivo negli USA e sugli altri leader mondiali affinché riconoscano i marittimi come lavoratori essenziali.
A quasi conferma che per loro è impossibile ottenere un risultato, al CEO di Amazon le quattro associazioni armatoriali hanno scritto che è lui ad avere il potere «di fare davvero la differenza per 400mila dedicati professionisti che si sacrificano per mantenere attivi i mercati mondiali». Chissà se il destinatario ne sarà lusingato oppure seccato per l'inopportuno scaricabarile.
Comunque, tanto per ricordare a Bezos quanto la sua attività dipenda dal trasporto marittimo, i presidenti di BIMCO, Intercargo, ICS e Intertanko, Sadan Kaptanoglu, Dimitris Fafalios, Esben Poulsson e Paolo d'Amico, nella lettera si sono affrettati a ricordargli che «se le navi non salpano, eventi della portata quali il Black Friday o il Cyber Monday sarebbero impossibili». Che, detta così, sembra quasi una minaccia nei suoi confronti.
È prevedibile che Bezos asseconderà la richiesta degli armatori. L'incognita è invece come i governi accoglieranno l'esortazione, con ogni probabilità pressante, del fondatore della Amazon. Chissà! Magari la nuova amministrazione statunitense ascolterà la supplica di un'azienda con sede a Seattle. Forse altri, che sono saliti al potere o intendono farlo sostenendo la ferrea volontà di difendere le ditte nazionali, riceveranno l'invito come fumo negli occhi provenendo dal Satana dell'e-commerce. Gli uni e gli altri, evidentemente, ignari delle profonde e inestricabili interconnessioni che ormai legano le economie e le imprese di tutto il mondo e quindi non in grado neppure di porre e proporre regole, a partire da quelle per la fiscalità, che possano assicurare uno sviluppo globale più armonico.
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore