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L'industria armatoriale è delusa per il differimento dell'esame della proposta per istituire un fondo per la decarbonizzazione dello shipping
Cosa stiamo aspettando, si chiedono BIMCO, CLIA, Intercargo, Interferry, ICS, Intertanko, IPTA e WSC
18 giugno 2021
Le associazioni mondiali che rappresentano gli armatori non hanno commentato l'esito dei lavori del settantaseiesimo meeting del comitato MEPC dell'International Maritime Organization (IMO), conclusosi ieri a Londra, se non per manifestare il loro tiepido favore rispetto alla decisione dei governi di continuare a lavorare sul progetto di creazione di un fondo di ricerca e sviluppo del valore di cinque miliardi di dollari volto a consentire all'industria dello shipping di attuare la decarbonizzazione del trasporto marittimo, iniziativa che è stata proposta alla fine del 2019 dallo stesso settore ( del 18 dicembre 2019). Plauso smorzato dalla constatazione che, non solo l'accettazione della proposta, ma la sua stessa valutazione è stata differita.
In una nota congiunta le associazioni BIMCO, CLIA, Intercargo, Interferry, International Chamber of Shipping (ICS), Intertanko, IPTA e World Shipping Council (WSC) hanno espresso infatti la propria delusione per il fatto che ancora una volta si debba attendere il prossimo meeting prima di poter prendere in esame la proposta, Le otto organizzazioni hanno evidenziato che negli ultimi tre anni il fondo di ricerca e sviluppo volto ad accelerare lo sviluppo e l'introduzione di tecnologie e combustibili a zero emissioni per il trasporto marittimo, che - hanno ricordato - sono essenziali per consentire al settore di decarbonizzarsi, è stato sviluppato a fondo e costituisce «l'unica proposta concreta sul tavolo e può essere concordata e posta in atto entro il 2023».
«Abbiamo urgente bisogno - prosegue la nota - di ampliare e accelerare la ricerca e lo sviluppo di tecnologie e combustibili a zero emissioni di carbonio. Ma l'innovazione non è gratuita. Per promuovere l'innovazione l'industria è disposta ad assicurare finanziamenti per cinque miliardi di dollari senza alcun costo per i governi, dando a tutte le nazioni un equo accesso ai lavori e alle tecnologie promosse dal fondo. Quindi - si chiedono le otto associazioni - cosa stiamo aspettando?».
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