«Non è accettabile immaginare per il 2023 un'indicizzazione orizzontale dei canoni concessori al +25,5%, dopo un +7,95% nel 2022». Lo ha sottolineato Assiterminal, l'associazione dei terminalisti portuali italiani, facendo il punto sullo stato di salute del settore ed evidenziando che dopo «due anni di pandemia, crisi energetica e conflitto ucraino», «l'evolversi della situazione economico-finanziaria del Paese e gli scenari internazionali che impattano su produzione e consumi continuano a mettere a dura prova la pianificazione organizzativa e finanziaria delle nostre aziende».
«È vero - ha precisato l'associazione in una nota - che si leggono dati aggregati incoraggianti sui volumi di traffico del 2022, su cui Assiterminal ha già avuto modo di dissentire in termini di metrica e di reali effetti sulla marginalità caratteristica delle aziende di settore: comunque siamo tornati poco più che al 2019 e certamente non per tutti i nostri comparti (crociere ancora a -35%, con più transiti e meno home port)». Alla luce di ciò, secondo l'associazione non è quindi proponibile un incremento del valore dei canoni concessori quale quello ipotizzato. «Non solo - ha spiegato la rappresentanza dei terminal operator - abbiamo già rappresentato in ogni sede la necessità di rivedere i criteri di determinazione dei canoni (anche alla luce della sentenza UE sulla natura dei canoni concessori e ancor più in vista dell'emanazione del regolamento concessioni), ma oggi con forza chiediamo al governo e al parlamento che sia adottato immediatamente un qualunque provvedimento che impedisca il prefigurarsi di questo scenario che metterebbe evidentemente in discussione tutte le concessioni demaniali portuali e i rispettivi piani economico finanziari, quantomeno dal punto di vista del loro riequilibrio».
«Sappiamo - prosegue la nota di Assiterminal - che la politica, il MIT e il vice ministro Rixi, che ringraziamo, stanno lavorando su questo con il supporto nostro e delle altre associazioni della portualità, unite dallo stesso obiettivo: ma le nostre aziende hanno bisogno di risposte. Auspichiamo un confronto serrato, avviato con il Tavolo del Mare, a partire dal tema dell'inserimento dei privati nelle comunità energetiche portuali, con l'obiettivo di ampliare la platea degli attori, consentire una contrazione dei tempi di attuazione garantendo anche un recupero sui canoni degli investimenti effettuati; inoltre, in ottica PNRR (visto che si parla di modifiche anche in sede europea) occorre rivedere la destinazione dei fondi con il coinvolgimento dei privati lasciando ovviamente la gestione e la regia degli investimenti a livello centrale e alle AdSP: a titolo di esempio - ha chiarito l'associazione - se quanto previsto in tema di elettrificazione delle banchine non fosse sufficiente alla luce anche dei recenti aumenti di tutti i costi, in presenza di altri investimenti ritenuti meno importanti ed urgenti, si potrebbero concentrare risorse disponibili sul tema della transizione energetica, incentivando anche il privato, a fronte di investimenti pubblici maggiori, ad investire esso stesso sul medesimo processo, quantomeno per rendersi energeticamente autonomo».
Intanto Assiterminal ha reso noto che all'associazione hanno aderito Gruppo Midolini Spa , Alkion di Vado Ligure e Gruppo Amoruso di Salerno elevando a 83 il numero di operatori portuali associati.