Se il porto di Gioia Tauro, con l'assunzione diretta della gestione del container terminal dello scalo calabrese da parte della TIL del gruppo armatoriale MSC, ha ripreso un ruolo centrale nel panorama dei terminal portuali di transhipment del Mediterraneo, da tempo i porti di Cagliari e di Taranto, il primo dopo l'uscita di scena della società terminalista Contship Italia e il secondo dopo l'abbandono dello scalo da parte dell'armatore taiwanese Evergreen, sono fuori da questo mercato. Se non hanno ancora dato frutto i tentativi dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna di trovare un nuovo gestore del terminal al Porto Canale di Cagliari, l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Ionio, con la firma a metà 2019 del contratto con cui il terminal al Molo Polisettoriale è stato affidato alla turca Yilport, confidava di poter presto tornare a far parte a pieno titolo dei primari hub di transhipment mediterranei. Così non è stato, stante la difficoltà incontrata dalla San Cataldo Container Terminal (SCCT) della Yilport di riportare traffici sulla banchina pugliese.
Negli ultimi mesi si sono susseguiti incontri fra i rappresentanti dell'AdSP e dei sindacati con quelli della SCCT per avere risposte dall'azienda. L'ultimo si è tenuto questa mattina, con un esito che i sindacati hanno ritenuto confortante. A sollevare il morale dei rappresentanti dei lavoratori sono state le rassicurazioni da parte dell'azienda circa il mantenimento dei propri impegni, l'esito positivo dei test per collegare il terminal al Molo Polisettoriale ai mercati per via ferroviaria e l'annuncio dell'arrivo a Taranto di una seconda nave della compagnia di navigazione Kalypso.
La soddisfazione dei sindacati appare eccessiva data la poca utilità della modalità ferroviaria se non trainata da un flusso consistente di carichi containerizzati spediti da e per il porto di Taranto via mare e dato il non rilevante apporto a questo flusso che potrà essere assicurato dalla Kalypso. Per quanto la nuova e agguerrita compagnia di navigazione genovese abbia già dimostrato di poter competere non solo sul mercato regionale mediterraneo, ma anche su quelli intercontinentali, i volumi che potrà portare al Molo Polisettoriale non appaiono sufficienti ad un rilancio del container terminal che nei primi undici mesi del 2022 ha movimentato solo 24mila container teu e che è distantissimo dalle centinaia di migliaia di contenitori movimentati in un passato che è ormai lontano e culminato nel 2006 con il record di quasi 900mila teu. Un periodo di intensa attività che è andato via via scemando, scendendo nel 2015 a 150mila teu per poi arrestarsi.
I sindacati confidano, in particolare, sull'intenzione manifestata dalla società terminalista di rispettare gli impegni di aumento del personale e sulle nuove opportunità di trasporto intermodale che dovrebbero indurre altri operatori ad avvalersi dei servizi del porto di Taranto. Prospettive che non consentono di prefigurare un pieno rilancio dello scalo portuale sul mercato dei container.