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COMMERCIO
Tu quoque, Recep. Mosca accusa la Turchia di aver bloccato le esportazioni verso la Russia
Nel periodo febbraio 2022 - gennaio 2023, caratterizzato dalla guerra in Ucraina, il valore degli scambi di merci tra Turchia e Russia è aumentato del +83,9%
Mosca
13 marzo 2023
«Tu quoque, Recep». Il Recep a cui così si rivolge il quotidiano russo “Komsomol'skaja Pravda” è il presidente turco Erdogan che il giornale accesamente filogovernativo di Mosca accusa di essersi piegato alle pressioni degli Stati Uniti e dell'Unione Europea e, con l'introduzione del decimo pacchetto di sanzioni adottato dall'UE per la guerra contro l'Ucraina decisa da Vladimir Putin, avrebbe bloccato l'esportazione di merci verso la Russia. “Komsomol'skaja Pravda”, così come pressoché la totalità dei giornali russi che si occupano di questioni economiche, hanno evidenziato le nuove difficoltà della Russia di assicurarsi importazioni parallele dopo l'introduzione del decimo pacchetto di sanzioni. Particolarmente critica è la porta di accesso alla Russia costituita dalla Turchia, attraverso cui, come testimoniano i dati sul commercio estero da e per la Federazione Russa diffusi dall'Istituto Statistico Turco, dallo scoppio della guerra Russia-Ucraina del 24 febbraio 2022 sino a ieri si è verificata una forte crescita del commercio estero, e in particolare del flusso di esportazioni di merci verso il mercato russo.
Secondo alcuni giornali russi, le nuove difficoltà di importare merci in Russia attraverso la Turchia sarebbero legate al fatto che il sistema informatico delle Dogane turche, collegato a quello paneuropeo, con l'introduzione delle nuove sanzioni impedirebbe ora l'esportazione di merci in Russia e Bielorussia. Un ostacolo informatico che tuttavia, secondo i giornali russi, potrebbe essere rimosso già da oggi con una riconfigurazione del sistema che permetterebbe di riattivare almeno in parte queste esportazioni. Un ostacolo che, ovviamente, bloccherebbe anche le esportazioni di merci russe e bielorusse attraverso la Turchia. Relativamente a questo flusso di scambi con l'estero, i giornali russi hanno specificato che nei giorni scorsi questo ostacolo era già stato aggirato effettuando lo sdoganamento delle merci russe e bielorusse in Turchia e poi spedendo queste merci come turche verso altre nazioni, procedura che tuttavia comporterebbe un notevole incremento del prezzo di questi prodotti.
Nel periodo di 12 mesi tra febbraio 2022, quando il 24 del mese è divampato il conflitto, e gennaio 2023 il valore degli scambi di merci tra Turchia e Russia è risultato pari a 69,2 miliardi di dollari, con un incremento del +83,9% sul periodo febbraio 2021 - gennaio 2022 quando la guerra non era ancora scoppiata, con un rialzo del +213,4% sul periodo di 12 mesi febbraio 2020 - gennaio 2021 quando gli scambi commerciali mondiali erano particolarmente colpiti dagli effetti della pandemia di Covid-19 e con un aumento del +150,1% sul periodo febbraio 2019 - gennaio 2020 quando la crisi sanitaria internazionale non era ancora iniziata. Nello specifico, nel periodo febbraio 2022 - gennaio 2023 il valore delle importazioni turche dalla federazione russa, che rappresentano il più consistente volume di scambi tra le due nazioni, è ammontato a 59,2 miliardi di dollari, con incrementi rispettivamente del +86,4%, +236,9% e +152,6% sui corrispondenti periodi annuali precedenti, mentre il valore delle esportazioni turche in Russia è stato pari a quasi dieci miliardi di dollari, con rialzi del +70,7%, +121,4% e +136,0%.
Per fare un paragone, il valore degli scambi di merci della Turchia con l'Italia, che sono consolidati partner commerciali, nel periodo febbraio 2022 - gennaio 2023 si è attestato a 26,6 miliardi di dollari (+14,3%, 53,8% e +38,6%), di cui 14,3 miliardi di dollari di importazioni dall'Italia (+22,9%, +55,0% e +52,8%) e 12,3 miliardi di esportazioni verso l'Italia (+5,7%, +52,5% e +25,1%).
Secondo la stampa russa, la Turchia avrebbe bloccato le esportazioni turche verso la Russia senza emettere alcuna ordinanza ufficiale in tal senso per evitare di dover implicitamente ammettere che già in precedenza attraverso la Turchia passavano merci sanzionate dirette in Russia.
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